Prostata, vescica e rene sono i tumori più diffusi in Campania con circa 6.000 nuovi casi l’anno e più di 15.000 uomini che secondo convivono...
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assistenziale certificato con un bollino blu (certificazione UNI EN ISO 9001:2015 dall’Ente internazionale Bureau Veritas). Con questo programma il Cardarelli di Napoli, riferimento regionale per l’oncologia, l’urologia e il pronto soccorso, si propone sempre più come punto di attrazione per la gestione e il più efficace trattamento del paziente oncologico e, nel caso specifico, del paziente affetto da neoplasie della sfera uro-genitale maschile, che rappresentano patologie molto frequenti tra i giovani e gli over 65.
«Siamo impegnati a sviluppare assistenza e ricerca clinica d’eccellenza – dichiara Giuseppe Longo, direttore generale del Cardarelli, sia sul fronte dell'emergenza che rappesenta la principale vocazione di questo ospedale, sia in quella delle cure programmate, non solo per i cittadini della Campania, ma anche per quelli che da altre regioni scelgono noi nella consapevolezza di poter trovare grandi professionalità, tecnologie e tecniche all’avanguardia. Obiettivo del Pdta - progetto attuato col sostegno incondizionato di Astellas e al supporto organizzativo di OPT, il provider deputato a preparare i Centri alla certificazione - è assicurare al paziente una presa in carico rapida, efficace ed efficiente, tale da garantirgli un’offerta ampia e innovativa di opportunità diagnostiche, terapeutiche e assistenziali secondo le più recenti Linee guida internazionali».
Il lavoro che ha portato alla certificazione del Pdta uro-genitale dell’Ospedale Cardarelli è iniziato molti anni fa nel 2014 con il carcinoma del rene. Nel tempo la riorganizzazione dei percorsi si è estesa a tutto il settore delle patologie uro-genitali oncologiche maschili che rappresentano un’area ad alta densità numerica.
«Dopo aver realizzato il Pdta nella realtà del Cardarelli - spiega Giacomo Cartenì, già direttore dell’unità operativa complessa di oncologia medica - abbiamo anche iniziato ad accogliere tutti i pazienti oncologici che si presentano al pronto soccorso e così facendo abbiamo anche scoperto che il 52% di questi pazienti è a una prima diagnosi di tumore individuato per caso o curato in un percorso non appropriato».
L’innovatività sta nel fatto che questi pazienti sono presi in carico e iniziano un percorso ambulatoriale organizzato ad hoc. Grazie a questo nuovo modello offriamo una presa in carico all’interno di un setting assistenziale diverso dal tradizionale ricovero, che passa per l’ambulatorio e il day hospital ma con la sorveglianza di uno specialista
oncologo o urologo».
Il percorso è imperniato su un team multidisciplinare, che si fa carico del paziente, lo accompagna e rende meno arduo il passaggio da una fase all’altra della malattia. «Sono stati organizzati i Gom, Gruppi oncologici multidisciplinari – dice infine Paolo Fedelini, direttore dell’Unità Operativa complessa di Urologia - che comprendono un oncologo, un urologo e un radioterapista oltre all’infermiere case manager che raccoglie le richieste, le organizza e convoca il Gom di volta in volta per discutere i casi singoli. Questo approccio è utile per il paziente che sa di essere gestito e di ricevere una diagnosi e un trattamento che sono la conseguenza di scelte condivise all’interno del team multiprofessionale con uno standard di qualità molto alto». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino