Turchia, il patriarcato costretto a scusarsi con Erdogan per il genocidio: gli armeni protestano

Turchia, il patriarcato costretto a scusarsi con Erdogan per il genocidio: gli armeni protestano
CITTA' DEL VATICANO - La repressione turca contro coloro che si battono per il riconoscimento del genocidio armeno viene ormai esercitata in ogni modo. Dopo la votazione del...

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CITTA' DEL VATICANO - La repressione turca contro coloro che si battono per il riconoscimento del genocidio armeno viene ormai esercitata in ogni modo. Dopo la votazione del Bundestag tedesco, ci sono stati deputati tedeschi minacciati apertamente, negozi di armeni bruciati a Istanbul, e ora persino la notizia di una lettera che il vicario del patriarcato armeno a Istanbul ha dovuto scrivere al premier Erdogan scusandosi per la Risoluzione del parlamento tedesco. Una lettera grottesca di cui ne dà notizia l'agenzia vaticana Fides.


Proprio in questi giorni diversi esponenti della comunità armena della Turchia hanno preso le distanze nei confronti della lettera. Aram Atesyan - Vicario patriarcale che esercita le funzioni del Patriarca colpito da una grave patologia invalidante - esprimeva il “rammarico suo e degli armeni” per la risoluzione votata dal Parlamento tedesco, definendola come un tentativo di strumentalizzare le tragedie del popolo armeno per interessi di “politica internazionale”.

A distanza di alcuni giorni, sul settimanale bilingue armeno-turco Agos, pubblicato e diffuso in Turchia, è stata pubblicata una lunga lettera, firmata a nome della “Comunità armena della Turchia”, in cui si esprime “vergogna, rabbia e dolore” per gli argomenti e i toni usati nella lettera dell'Arcivescovo Atesyan a Erdogan. “Lei – si legge nella lettera, il cui testo è pervenuto all'Agenzia Fides – definisce l'annientamento sistematico e quasi totalmente realizzato di un popolo per volere dello Stato stesso, come 'eventi che si sono verificati durante le tragiche ore della prima guerra mondiale'. Questo rappresenta un affronto per gli antenati, per le vittime e per i sopravvissuti, agli occhi della società a cui appartenete voi stessi”.


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Il Mattino