È stato mandato a processo con rito immediato, davanti alla Corte d'Assise di Milano, il 35enne che nel febbraio scorso a Rozzano, nel Milanese, ha sparato e ucciso il...
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L'omicidio è avvenuto lo scorso 25 febbraio, in un parco a Rozzano, in provincia di Milano. Lo stesso giorno, al palazzo di Giustizia, si era concluso un incidente probatorio nel quale la bimba di otto anni aveva parlato degli abusi che avrebbe subito dal nonno. E in quell'occasione, davanti al giudice e alla madre della piccola, figlia del 63enne ucciso, era arrivata, in sostanza, la conferma dei racconti già resi dalla bambina alla polizia in un'audizione protetta. Poco dopo il nonno è stato ucciso come in una «esecuzione». Tra le varie ipotesi investigative, è stata vagliata anche quella che il 63enne sia stato attirato in una trappola per portare a termine la vendetta contro di lui, ed essere stato, dunque, invitato appositamente a tornare da Napoli a Rozzano, dove non passava più da mesi ormai, solo pochi giorni prima di essere ucciso.
«Quando l'ho visto, ho avuto un black out improvviso, immediato», aveva detto, in sostanza, il padre della bimba davanti ai pm e al gip subito dopo il suo arresto. L'uomo ha sostenuto anche che il suo amico di 27 anni, che guidava lo scooter da cui sono partiti i colpi, non era a conoscenza di ciò che lui avrebbe fatto. I pm, invece, hanno contestato la premeditazione a entrambi, aggravante che non era stata inserita in precedenza nel decreto di fermo. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino