Ucraina, la studentessa italo-ucraina: «Chi si oppone ai russi in Donbass viene perseguitato»

Ucraina, la studentessa italo-ucraina: «Chi si oppone ai russi in Donbass viene perseguitato»
Angelina, 24 anni, è una studentessa universitaria di Marketing a Milano, dove si è trasferita da Caserta. È in Italia da dieci anni, quando si...

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Angelina, 24 anni, è una studentessa universitaria di Marketing a Milano, dove si è trasferita da Caserta. È in Italia da dieci anni, quando si trasferì qui dall’Ucraina con la sua famiglia, originaria del Donbass, precisamente di Donetsk, città capitale di una delle due repubbliche secessioniste costituite nel 2014 dai filorussi locali. Come tutti gli italo-ucraini la sua vita è stata sconvolta dalla guerra, ma le sue radici le consentono di analizzare meglio come si è arrivati fino a questo punto. 

Quali sono state le tue prime reazioni da quando la Russia ha invaso l’Ucraina?
«Questa “situazione” la vivo da otto anni. Quando tutto è iniziato nel 2014 ero già in Italia ma avevo amici e parenti lì. Poi è scoppiata la guerra vera e propria il 24 febbraio e la mia prima reazione è stata di preoccupazione per la mia famiglia e i miei amici. Siamo di fronte ad una tragedia molto più grande della guerra in sé: gli uomini che vivono in Donbass sono stati convocati per combattere nell’esercito russo contro quello ucraino. Queste persone sono state quindi costrette a combattere contro i loro stessi parenti in altre città dell’Ucraina. Il limite di età per la coscrizione obbligatoria nelle repubbliche secessioniste era di 55 anni, adesso è stato aumentato quindi stanno mandando a combattere praticamente tutti: anche minorenni e anziani. Non oso immaginare cosa proveranno queste persone una volta che la guerra sarà finita».

Hai parenti ancora lì?
«Ho molti parenti e amici che vivono in Donbass. Molti sono stati costretti a lasciare Donetsk e trasferirsi nella parte del Paese controllata da Kiev. Molte di queste persone adesso sono costrette a lasciare le città in cui si trasferirono negli anni passati come Kiev o Mykolaiv. Ho un’amica lì che dovrà trasferirsi nuovamente per cercare un posto sicuro dove andare».

La tua famiglia da quando è in Italia?
«Mia madre è sempre stata innamorata dell’Italia. Quando siamo arrivate qui, dieci anni fa, c’era già mia nonna. Decidemmo quindi di rimanere. Personalmente mi sono immediatamente infatuata di questo Paese meraviglioso».

Ci sono state ripercussioni nei confronti di qualche membro della tua famiglia per motivi politici in seguito alla guerra in Donbass del 2014?
«Per motivi di sicurezza posso parlarne solo in termini generali. Molte persone che erano contro il regime sono state minacciate di morte. Alcune giustiziate in pubblico per essersi opposte a quanto stava avvenendo. Molti pensano vi sia stato un referendum per l’indipendenza: in realtà la votazione è avvenuta con tanti cittadini minacciati di morte, costretti a votare. Amiche di mia madre mi hanno raccontato che non è stata una loro scelta ma che molti sono stati costretti a votare a favore. Per questo motivo in tantissimi hanno lasciato il Paese e molte persone influenti sono state derubate e spogliate dei loro beni, i quali sono andati agli attuali vertici politici del Donbass».

Dalle informazioni che ti giungono, l’identità ucraina in Donbass è perseguitata o preservata?
«Noi del Donbass non siamo di cultura ucraina. L’ho studiata a scuola intesa come letteratura, così come la lingua, ma nella vita quotidiana utilizziamo il russo. Nonostante ciò, abbiamo sempre rispettato e amato la cultura ucraina nonostante fossimo russofoni. È un discorso anche generazionale: la generazione di mia madre è cresciuta nell’Unione Sovietica dove la lingua utilizzata da tutti era il russo».

Tu come giovane originaria del Donbass ti senti più russa o ucraina?
«Fino a poco tempo fa mi sentivo cittadina del mondo. Mi sono molto italianizzata, non ho mai evidenziato le mie origini più di tanto. Adesso più che mai, però, mi sento ucraina e sono orgogliosa di esserlo. Ed è devastante per le persone del Donbass vivere questa situazione: vorrebbero solo trovare la pace, non gli interessa più a quale Paese appartenere. Sebbene la maggior parte di loro non abbia mai ripudiato l’Ucraina».

Come vive il dibattito in corso in Italia tra chi sostiene l’Ucraina e chi cerca di comprendere le ragioni di Putin spesso citando la presenza dei nazisti tra le file dell’esercito ucraino come nel caso del Battaglione Azov?
«Essendo originaria del Donbass, sarei la prima a condannare azioni del Battaglione Azov nei confronti della popolazione della mia regione. Ciò non è mai stato confermato, nessuno ha mai fatto venire osservatori per capire da dove venissero gli attacchi. Vivo molto male questa cosa perché di base nulla di quanto sta accadendo in Ucraina può essere giustificato dalla presenza di un qualunque battaglione neonazista. Le persone che stanno morendo, bambini e donne che vengono stuprate, non mi sembra che facciano parte dell’Azov o che abbiano mai ucciso qualcuno. Chiedo a tutti di conservare il proprio spirito critico. Se l’Azov avesse commesso delle azioni in Donbass, lo avrebbe fatto per difendere il territorio che è stato sottratto all’Ucraina da Putin e dalle forze militari russe».

Sei contenta dell’aiuto e della solidarietà mostrate dall’Italia nei confronti del tuo Paese?


«Siete meravigliosi. Sapevo che eravate buoni e misericordiosi ma non immaginavo a questi livelli. Grazie per quanto state facendo. Dobbiamo continuare così nell’inviare aiuti, specialmente adesso che la situazione è più critica. Mia madre a Caserta si sta prodigando per dare una mano a tanti rifugiati. Per quanto riguarda le informazioni vi chiedo di consultare e pubblicare solo quelle ritenute attendibili provenienti da fonti verificate».  Leggi l'articolo completo su
Il Mattino