Il forziere degli oligarchi: beni di lusso, banche ​e società in mezzo mondo

Il forziere degli oligarchi: beni di lusso, banche e società in mezzo mondo
È il gruppo ristretto di arricchiti che appoggia il regime di Putin. Imprenditori cresciuti con le opportunità dell’economia privatizzata e globale dopo la...

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È il gruppo ristretto di arricchiti che appoggia il regime di Putin. Imprenditori cresciuti con le opportunità dell’economia privatizzata e globale dopo la disgregazione delle repubbliche socialiste sovietiche. Gli oligarchi, i ricchi della Russia che, sostenendo il regime di Putin e finanziandolo, sono aiutati negli affari in Russia e all’estero, dove hanno corposi investimenti. Sono i destinatari dei sequestri e delle sanzioni dell’Unione europea. E in Europa ne sarebbero stati individuati almeno 680. Ecco qualche storia di questi russi, che portano denaro in Europa e a Dubai.

Il suo nome è il più conosciuto, anche per la proprietà della squadra londinese del Chelsea. È Roman Abramovich, che si è cautelato dopo l’invasione dell’Ucraina dimettendosi da tutte le cariche nel Chelsea, cedendone la proprietà alla Chelsea Charitable Foundation, con la promessa che donerà i guadagni alle associazioni di rifugiati. Classe 1966, Abramovic iniziò la sua fortuna alla fine degli anni ’80, con la disgregazione dell’Urss. Dopo il via libera all’economia privata, Abramovic investì capitali accumulati in precedenza costituendo una serie di società di import-export, che si occupano in prevalenza nel commercio dei derivati del petrolio. Attività che, secondo le classifiche Forbes, gli hanno consentito di accumulare un patrimonio di 13,8 miliardi di dollari. Due anni fa, era al 113esimo posto tra gli uomini più ricchi del mondo.

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Ma c’è chi è più ricco di Abramovich e ha investimenti diffusi in tutta Europa. È Vladimir Lisin, gira con un passaporto diplomatico di San Marino che 20 anni fa lo ha nominato suo console onorario a Mosca. È partito da ex saldatore del ferro, per arrivare a possedere una fortuna con la vendita dell’acciaio gestita dal suo gruppo Nlmk di cui possiede il 79 per cento delle quote. Il fatturato delle vendite arriva a 16 miliardi di dollari. Il 40 per cento ottenuto in Russia. Con lo stesso gruppo e nella stessa attività, ha in Belgio un mercato redditizio, con la Nlmk Belgium in joint venture con lo Stato belga di cui possiede il 51 per cento. Per capirne l’importanza, basta guardare al nome dell’unico amministratore esterno della Fletcher, la cassaforte della holding di Lisin: è il principe Lorenz del Belgio, marito della sorella di re Filippo. Lisin compare nella black list americana, ma stranamente non ancora in quella dell’Unione europea. E c’è chi sospetta riesca a occultare i suoi investimenti in Costa Azzurra.

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Vive tra Mosca e Londra il banchiere dal patrimonio stimato in 15,5 miliardi da Forbes: Mikhail Fridman, 57 anni, fondatore della Alpha Bank la più grande banca privata russa. Ha interessi anche nel gruppo LetterOne che ha sede a Lussemburgo. È stato tra i beneficiati delle privatizzazioni delle imprese nel suo Paese e attualmente ha migliaia di dipendenti tra Russia e Ucraina. Si è affrettato a criticare la guerra in Ucraina, per evitare le sanzioni europee. Invece Yuri Kovalchuk viene considerato il banchiere personale di Putin ed è tra gli oligarchi più vicini al presidente russo. Strategiche le sue attività, soprattutto con il possesso di alcuni mezzi di informazione in Russia. La classifica di Forbes lo ha inserito tra i cento uomini più ricchi del suo Paese. Venne già colpito dalle sanzioni europee nel 2014, dopo la conquista russa della Crimea. Proprio come Gennady Timchenko, un altro fedelissimo di Putin, fondatore del gruppo Volga, specializzato in investimenti in settori energetici, trasporti e infrastrutture con un patrimonio di 20 miliardi. A Timchenko è stato sequestrato a Sanremo il maxi-yatch Lena del valore di 50 milioni di dollari. Quasi contemporaneamente veniva sequestrato a Imperia lo yatch Lady M. del valore di 65 milioni euro, che appartiene a Alexei Mordashov, presidente del gruppo siderurgico Severstal.


È nutrito l’insieme di interessi della Renova Group presieduta da Viktor Vekselberg. Un gruppo imprenditoriale che si occupa di materie prime, energia e telecomunicazioni. Vekselberg ha un patrimonio di 12,5 miliardi e il governo russo gli ha affidato diversi progetti pubblici. Nel settore finanziario ha invece interessi Mikhail Prokhorov, presidente del Polyus Gold e del gruppo Pnexim. Con le sue società, controlla quasi tutta la redditizia produzione di metalli preziosi in Russia. Fino a 2 anni fa, possedeva la squadra di basket americana Brooklyn Nets che milita nel campionato Nba. Anche gli interessi di Alisher Usmanov spaziano dall’informazione allo sport. Proprietario del quotidiano «Kommersant» e del secondo operatore di telefonia della Russia, possiede anche la più grande società di Internet russa. La stima del suo patrimonio arriva a 22,6 miliardi di dollari. Ma i suoi interessi sono anche altri: dopo essere stato azionista di maggioranza della Metalloinvest, è diventato direttore generale della società Gazprom Invest. E, seguendo la passione per il mondo del calcio comune a molti oligarchi, il suo gruppo sponsorizza la squadra inglese dell’Everton.



È invece interessato al settore dell’energia Oleg Deripaska. Investimenti nelle forniture di gas, in aziende metalmeccaniche e negli aeroporti, prima della sanzioni aveva un patrimonio di 28 miliardi, Secondo Forbes, sarebbe sceso a tre miliardi dopo i sequestri subiti in Gran Bretagna. Con il gas si è arricchito anche Leonid Mikhelson, principale azionista della Novatek, come Vagit Alekperov, presidente dell’azienda petrolifera Lukoil, azionista della squadra dello Spartak di Mosca. Il calcio resta il pallino di Dmitry Rybolovlev, presidente del Monaco e proprietario del club belga Cercle Brugge KSV. Si è arricchito con il colosso dei fertilizzanti Uralkali.
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Il Mattino