Ucraina, intervista all'ex capo di stato maggiore della Marina Giuseppe De Giorgi: «Attacco dal mare inutile, battaglia casa per casa»

Ucraina, intervista all'ex capo di stato maggiore della Marina Giuseppe De Giorgi: «Attacco dal mare inutile, battaglia casa per casa»
L'incrociatore russo Moskva è «gravemente danneggiato». Due le ipotesi che hanno provocato questi ingenti danni: Kiev sostiene di averlo attaccato e colpito...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA FLASH
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

L'incrociatore russo Moskva è «gravemente danneggiato». Due le ipotesi che hanno provocato questi ingenti danni: Kiev sostiene di averlo attaccato e colpito con due missili Neptune, Mosca invece che c'è stato un incendio a bordo che ha provocato l'esplosione di alcune munizioni. Di questa notizie e del conflitto visto dal mare ne abbiamo parlato con l'ammiraglio Giuseppe De Giorgi, ex capo di Stato Maggiore della Marina Militare Italiana, comandante Sea Shepherd Italia e docente del corso di International Security alla Webster University di Ginevra.

Ammiraglio De Giorgi, abbiamo informazioni discordanti sul danneggiamento dell'incrociatore Moskva. Secondo lei quale è la più probabile?
«Ambedue le ipotesi sono plausibili. Non sarebbe la prima volta che una nave militare viene messa fuori combattimento per un incendio a bordo. L'incrociatore Moskva è una nave di grandi dimensioni con un equipaggio numeroso che dovrebbe essere in grado di spegnere un eventuale incendio senza dover abbandonare la nave. D'altra parte, gli ucraini hanno in dotazione missili Neptune in grado di colpire navi in navigazione anche distanti dalla costa. Le fonti ucraine parlano di due missili lanciati e i danni sarebbero del tutto compatibili con un'ipotesi di questo tipo, come non c'è dubbio che l'incrociatore costituiva un obiettivo certamente ambito per la marina ucraina, sia per il nome (Mosca, ndr) sia per essere la nave ammiraglia della flotta del Mar Nero».

Se è vero l'attacco ucraino, a bordo non ci sono mezzi tali da visualizzare l'arrivo di missili e tentare una manovra per evitarli?
«A bordo della Moskva vi erano certamente sistemi per la difesa costituiti da missili anti missile e da mitragliere ad altissima cadenza di fuoco in grado di intercettare anche i missili Neptune ucraini. Il punto è che i missili in volo devono prima essere scoperti e poi presi in punteria dai radar o da sistemi elettro-ottici della nave, in tempo utile per lanciare i missili e far fuoco con i cannoni e le mitragliere anti aerei. In generale il tempo disponibile tra la scoperta della minaccia e l'arrivo del missile è limitato, il tempo di reazione deve essere brevissimo. Molto dipende quindi dalle condizioni meteorologiche, dallo stato di efficienza dei sensori, dall'addestramento del personale e dalla posizione della nave rispetto alla costa. In combattimento le variabili sono infinite e nulla è scontato. Del resto anche durante le Falkland alcune navi inglesi furono colpite da missili antinave argentini».

Ipotizziamo invece che a essere vero sia l'incendio: non poteva essere spento dal sistema di sicurezza?
«Normalmente le navi da guerra sono progettate per operare o quantomeno sopravvivere anche in presenza di incendi, sia utilizzando gli impianti fissi di bordo sia le squadre antincendio di pronto impiego in navigazione. Le navi sono inoltre compartimentate mediante paratie stagne e anti fiamma, per contenere allagamenti e incendi. Tutto dipende da quali parti della navi sono state coinvolte dall'incendio. Se interessa direttamente un deposito munizioni, le possibilità di salvare la nave, nel caso di una sua esplosione, sono minime».

Qualunque sia il motivo del grave danneggiamento, non trova sia un colpo al prestigio russo?
«Certamente. Il prestigio ne risulterebbe danneggiato maggiormente in caso di un incidente a bordo, mentre le conseguenze strategiche sarebbe molto maggiori in caso di attacco ucraino con i missili Neptune. In questo caso infatti vorrebbe dire che l'Ucraina ha la capacità di contrastare le navi russe che operano di fronte all'area costiera di Odessa, rendendo l'ipotesi di uno sbarco anfibio più ardua e rischiosa per i russi».

La strategia di guerra dei russi ha mostrato molte falle in questi 50 giorni. Non è che noi occidentali abbiamo sopravvalutato la Russia come potenza militare?
«La valutazione della minaccia è sempre complessa, soprattutto lo è la valutazione del fattore umano, della sua qualità, della sua motivazione, delle condizioni di efficienza effettiva dei sistemi d'arma... Resta il fatto che dalla parte dei russi vi è l'elemento quantitativo. Nonostante le perdite, la Russia ha ancora molte più riserve di quante ne abbia l'Ucraina».

Mandare sotto costa un incrociatore, proprio di fronte all'isola dei Serpenti, non è un errore tattico?
«Navigare con un incrociatore sotto una costa in mano al nemico non è mai una buona idea. Bisogna vedere quali fossero le posizioni effettive del Moskva rispetto ai lanciatori e di quale notizie intelligence disponesse il comandante rispetto all'operatività dei missili Neptune che, quantomeno all'inizio delle ostilità, sembravano non essere ancora pronti all'impiego».

Un mare così chiuso non ha esposto maggiormente l'incrociatore?
«Il Mar Nero ha un'area di circa 430mila chilometri quadrati, più che sufficiente per manovrare una flotta».

Per conquistare Odessa e Mariupol, quanto è essenziale attaccare anche da via mare?


«Credo che la sorte di Mariupol in particolare si stia decidendo combattendo casa per casa. Lo sbarco dal mare non credo aumenterebbe le possibilità russe, che di fatto hanno ormai circondato la città».  Leggi l'articolo completo su
Il Mattino