Ucraina, l'Italia rafforza il fronte Nato: più truppe e mezzi sul ​Baltico

Ucraina, l'Italia rafforza il fronte Nato: più truppe e mezzi sul Baltico
Il Baltico come area nevralgica europea nello scacchiere Nato era già stata individuata alla fine dello scorso anno, ben prima dell'avvio delle operazioni belliche in...

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Il Baltico come area nevralgica europea nello scacchiere Nato era già stata individuata alla fine dello scorso anno, ben prima dell'avvio delle operazioni belliche in Ucraina decise dal presidente russo Vladimir Putin. E il contributo dell'Italia, in termini di uomini e mezzi, volto a rafforzare una zona strategica nel quadrante del Nord Europa era stato già deciso alla fine del 2021 quando Roma ha autorizzato la partecipazione di personale militare al potenziamento del dispositivo Nato in Lettonia (Enhanced Forward Presence). Lo si evince da un documento depositato alle Commissioni Difesa di Camera e Senato che sintetizza anche l'impegno di unità operative, equipaggiamenti e dispositivi di attacco. Solo due mesi più tardi, con l'invasione russa dell'Ucraina, anche la comunità internazionale ha poi ammesso che il possibile obiettivo di una eventuale fase 2 stabilita da Mosca, potrebbe essere costituito proprio dai tre Paesi baltici, Estonia, Lettonia e Lituania (quest'ultima ha proclamato lo stato d'emergenza), membri della Nato e dell'Unione europea dal 2004. La preoccupazione è dimostrata dalla richiesta della Polonia e della Lituania di attivare l'articolo 4 del Trattato istitutivo della Nato in base al quale «le parti si consulteranno ogni volta che, nell'opinione di una di esse, l'integrità territoriale, l'indipendenza politica o la sicurezza di una delle parti fosse minacciata». Nel frattempo la Bielorussia, che confina con quei territori, ha chiuso lo spazio aereo ai voli civili.

Il contributo nazionale, inserito nell'ambito del Battlegroup a guida canadese, consta di 238 unità di personale militare (con un incremento di 38 unità rispetto al 2020) e di 135 mezzi terrestri (con un incremento di 78 mezzi rispetto al 2020) e una spesa complessiva di 27.617.257 euro, sette milioni in più rispetto all'anno precedente. Le unità impegnate appartengono prevalentemente al Secondo reggimento Alpini con militari del Reggimento Nizza Cavalleria, del Secondo Reggimento Trasmissioni e del 17esimo Reggimento Contraerea Sforzesca che proprio pochi giorni fa ha completato l'esercitazione «Ajax Strike». L'operazione avviene in esecuzione del Trattato del Nord Atlantico, nonché della decisione del Vertice di Varsavia dell'8-9 luglio del 2016 di dispiegare quattro battaglioni multinazionali a rotazione - più i relativi assetti abilitanti - in Estonia, Lettonia, Lituania e Polonia, nonché di rafforzare il comando Nato in Romania, al fine di irrobustire la capacità di deterrenza e difesa sul fronte orientale. E proprio in Romania, a pochi minuti di volo, l'Italia è presente nell'Operazione Enhanced Air Policing Area South: quattro caccia Eurofighter nella base di Costanza, che garantiscono la tutela dello spazio aereo al governo di Bucarest. La Enhanced Forward Presence è costituita dallo schieramento di quattro Battlegroup multinazionali, ciascuno guidato da una Framework Nation (Canada in Lettonia, Germania in Lituania, Regno Unito in Estonia e Usa in Polonia) complementari alle forze dei Paesi ospitanti. I Battlegroup sono sotto il comando della Nato attraverso il Multinational Corps Northeast Headquarters a Szczecin, in Polonia. L'Italia inoltre partecipa anche al potenziamento dell'Air Policing della Nato per la sorveglianza dello spazio aereo dell'Alleanza con 260 unità di personale militare (125 in più rispetto al 2020), e 12 mezzi aerei, con una spesa di 33.099.157 euro. Infine il nostro Paese partecipa anche alle Forze navali di reazione immediata della Nato.

Tutte insieme le tre repubbliche baltiche contano una popolazione di circa sei milioni di abitanti ma la loro posizione «cuscinetto» e gli importanti sbocchi sulla costa ne fanno un presidio dall'alto valore strategico. Ecco anche perché il presidente Usa Joe Biden nei giorni scorsi ha autorizzato l'invio di ulteriori 800 fanti, otto caccia F-35 e 32 elicotteri d'attacco AH-64 Apache, alcuni dei quali in Polonia, in aggiunta alle presenze alleate. E i fanti appartengono alla 173esima brigata aviotrasportata di stanza a Camp Ederle in provincia di Vicenza: la partenza lo scorso 28 febbraio dalla base di Aviano. Un segnale, insomma, per blindare l'articolo 5 del trattato Nato (unione nella difesa reciproca) e mandare un segnale anche a Putin e al suo alleato Lukashenko che dalla Bielorussia fa da spalla ai voleri del Cremlino. Insomma, le manovre della Difesa sembrano aver ripreso una prepotente centralità in Europa e non a caso il ministro Lorenzo Guerini, proprio qualche giorno fa, non ha fatto mistero di voler innalzare i fondi del comparto (già cresciuti di 3,6 miliardi in due anni e mezzo) portandoli a 38 miliardi dagli attuali 25, un impegno economico che va nella direzione di far raggiungere all'Italia quell'adeguamento richiesto dalla Nato per il raggiungimento, entro il 2027, della quota del 2% del Pil delle risorse destinate alla difesa. 

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Il Mattino