Ucraina, la solidarietà internazionale alla stazione di Cracovia: «Raggiunto limite rifugiati in Polonia»

Ucraina, la solidarietà internazionale alla stazione di Cracovia: «Raggiunto limite rifugiati in Polonia»
È insonne la notte della Kraków Główny, la stazione ferroviaria di Cracovia. A vista d’occhio sono almeno un centinaio i rifugiati ucraini –...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA FLASH
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

È insonne la notte della Kraków Główny, la stazione ferroviaria di Cracovia. A vista d’occhio sono almeno un centinaio i rifugiati ucraini – famiglie, anziani, qualche giovane coppia – che aspettano i treni dell’alba per andare altrove, in Polonia o nel resto d'Europa. Dormiranno in stazione: una valigia, un sacco a pelo e qualche busta, questo è quanto portano con sé. Altri, grazie agli ultimi treni giunti poco prima delle 23, alloggeranno nel capoluogo del Voidovato della regione della Piccola Polonia, almeno per qualche giorno. Ad accoglierli decine di volontari della protezione civile polacca insieme ad altri provenienti da tutta Europa: Svezia, Danimarca, Bielorussia. Si sono organizzati grazie ad associazioni benefiche, ma sono altrettanti quelli che sono arrivati in Polonia di loro spontanea volontà. Questi, oltre ad offrire un pasto caldo, coperte o medicinali, forniscono anche assistenza a chi necessita di un alloggio nell’immediato. «Stiamo aiutando le persone che hanno perso la propria casa, per garantirgli qualche posto dove poter dormire e riposarsi» racconta Vladimir, volontario polacco impegnato ad accogliere i profughi all’interno del mini-hangar allestito appositamente per la crisi umanitaria, dotato di brandine per passare la notte. «Si tratta soprattutto di dargli un conforto ma le cose si stanno facendo difficili – aggiunge con visibile preoccupazione -, per cui chiediamo a tutte le persone responsabili di darci una mano. La Polonia è piena, non ci sono più alloggi per far sì che le persone restino. Tutti loro manifestavano il desiderio di tornare a casa non appena possibile. I rifugiati degli ultimissimi giorni arrivano soprattutto dall’est del Paese: Kharkiv, Okthyrka, Sumy, le zone più bombardate dai russi. Ho visto arrivare persone con i volti pieni di paura, tremanti». Sì, perché il governo polacco ha già fatto sapere che molte parti del paese – Cracovia in primis - hanno raggiunto il picco della propria capacità di accoglienza. Infatti, sarebbero già 2 milioni le persone entrate in Polonia dall’Ucraina

Da questo punto di vista è fondamentale il supporto della rete di volontari e associazioni che, recandosi lungo il confine ucraino, consegna beni di prima necessità ma soprattutto si carica dei trasferimenti di tante persone che scappano dalla guerra, portandole in Italia. Marco, originario della Sardegna, si trova all’interno della Galleria commerciale della stazione di Cracovia insieme ad un gruppo di volontari italiani, in attesa di muoversi all’indomani verso Krakovets, «perché c’è un numero minore di volontari, a differenza di Przemyśl che sta ricevendo maggior attenzione mediatica». «Abbiamo dei contatti qui – afferma - che di volta in volta ci comunicano quante persone desiderano spostarsi in Italia. Mettiamo a disposizione quindi auto e camper per trasferirli da noi, dove c’è chi, tramite social o contattandoci direttamente, mette a disposizione la propria casa o altre abitazioni». Insieme a lui c’è Giovanni, partito da Torino: «Dopo aver visto le immagini in tv, di bambini sofferenti che potrebbero essere i tuoi figli, con degli amici, tramite il passaparola, ci siamo subito organizzati affittando un furgone. Siamo riusciti a trasferire 13 persone, di cui quattro mamme, il resto tutti bambini. Invito tutti i politologi da bar che sono in Italia a venire qua a vedere cosa scatena la guerra. Come diceva Gino Strada: io non sono per la pace, sono contro la guerra». 

 

Al momento il grosso del lavoro per ciò che concerne la redistribuzione dei profughi è svolto soprattutto dai volontari, senza una regia organizzativa alle spalle. «Noi come cooperativa siamo un tramite, sta a poi ai governi tracciare quanti arrivano e predisporre la macchina dell’accoglienza nel Paese d’arrivo», dice Giuseppe della cooperativa milanese Agorà. Domani mattina, intanto, come ogni giorno da 24 giorni a questa parte, le banchine dei treni e dei bus di Krakow Główny  ricominceranno a brulicare del dolore e dei pianti di migliaia di ucraini che scappano dall’orrore del conflitto. «Ciò che stanno vivendo queste persone adesso, è la replica di quanto vidi in Kosovo vent’anni fa, nel 1999» sono le parole di Artam, volontario svedese di origini kosovare, che insieme ad alcuni amici ha messo a disposizione un bus di 59 posti. «Per questo sono qui», aggiunge con la consapevolezza di chi ha già visto da bambino cosa significhi una guerra.

Leggi l'articolo completo su
Il Mattino