Ucraina, la crisi di Cuba alla rovescia: è la nuova guerra fredda Usa vs Russia (e Cina)

Ucraina, la crisi di Cuba alla rovescia: è la nuova guerra fredda Usa vs Russia (e Cina)
Era l’ottobre del 1962, erano i missili a Cuba puntati dritti sulla Florida, era un momento tra i più tesi del Novecento. ...

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Era l’ottobre del 1962, erano i missili a Cuba puntati dritti sulla Florida, era un momento tra i più tesi del Novecento.


Erano dieci giorni interminabili, era la “Crisi di Cuba”, appunto.
Erano Stati Uniti e Russia, era la Guerra Fredda.

Sembra la storia di un altro tempo, lontano e spento.
E invece ci risiamo, e invece ci siamo tutti di nuovo dentro.

A parti rovesciate, però.

Questa volta, in questo mondo impazzito di nuovo, chi non vuole i missili puntati addosso non è più Washington, ma è Mosca.

La Nato in Ucraina è troppo e allora Kennedy e Chruščëv lasciano il posto a Biden e Putin.
Con lo “zar”, tuttavia, che appare davvero fuori controllo. Che con la scusa dell’eventuale annessione delle regioni filo russe di Donetsk e Luhansk, marcia dritto fino a Kiev, dove intanto suonano le sirene e scoppiano le bombe.

L’Occidente tuona, e in particolare tuona la Casa Bianca. Ma non si muove, e lo stesso presidente ucraino Zelensky lancia un appello che in realtà è un grido disperato: «Ci hanno lasciati soli».

Le sanzioni, certo. Le minaccia e già le muove Biden in una conferenza stampa fiume durante la quale non sa più quali aggettivi roboanti aggiungere nel tentativo di farle risuonare più terribili. Il punto è che c’è chi muove già, invece, gli eserciti.

Il Diritto Internazionale dà platealmente ragione all’Occidente, ma (com’era ampiamente prevedibile) l’Oriente si compatta, e la Cina si schiera con la Russia.

È la nuova Guerra Fredda, dunque. 

In cui però c’è un attore in più, meno visibile, ma assai ingombrante. È un due contro uno pesante ed è la vera ragione, al di là di una grossa dose di egoismo (per certi versi addirittura sano in termini di non interventismo), per cui gli americani non entrano in azione.

Era l’ottobre del 1962, e nonostante la follia, allora prevalse comunque la realpolitik, il buon senso.

È la “Crisi d’Ucraina” del 2022, e nonostante la reiterata follia, l’unica speranza è questa: che nonostante la deriva espansionistico-imperiale di Putin, prima che scocchi una scintilla, prima di una “pistola di Sarajevo”, prima che sia troppo tardi insomma, proprio a Putin, ma pure al mondo intero, sia rimasto un briciolo di buon senso.

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Il Mattino