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La morsa russa tenta di stringersi attorno all’Ucraina. Eppure Mosca non riesce a catturare il Paese che non capitola e anzi riconquista terreno. Makariv, alle porte della Capitale, sarebbe di nuovo sotto controllo ucraino. Intanto piovono bombe sugli ospedali, sulle principali città costiere, Odessa e Mariupol. Kiev è sempre più nel mirino dell’aviazione con i caccia, l’artiglieria e i droni. Ma le difficoltà sul fronte permangono. E creano tensione anche con gli alleati. Il Cremlino non vuole che il conflitto si trasformi in un Vietnam russo. Per questo Mosca vuole l’intervento dell’amico bielorusso. Ma Minsk non scende in campo. Un atteggiamento che innervosisce, e non poco, la catena di comando delle forze armate fino all’apice. Fino al presidente Vladimir Putin. Questo, almeno, ritengono gli 007 di Kiev. L’intelligence sarebbe convinta che a breve a Minsk possa consumarsi un colpo di Stato per far fuori l’alleato, fino a questo momento poco collaborativo, di Putin. Ovvero Alexander Lukashenko. Mosca vorrebbe molto di più da lui. Un intervento del suo esercito in direzione di Leopoli.
«Un massiccio attacco» attraverso la regione di Volinia, nel nord-ovest ucraino, «al fine di tagliare tutte le strade che portano all’Ue, su cui transitano le armi fornite all’Ucraina dagli Stati Uniti, dalla Gran Bretagna e da vari Paesi europei», ha sostenuto il consigliere del ministero dell’Interno di Kiev, Anton Gerashchenko.
Intanto i temibili droni Orion sorvolano Kiev e sganciano bombe. Il bersaglio principale di ieri è stato il palazzo di sette piani dell’Istituto per i materiali superduri a nord-ovest della Capitale, parte dell’Accademia Nazionale delle Scienze. Una colonna di fumo si è alzata dall’edificio. Tre sarebbero i morti, ma non ci sono ancora conferme ufficiali. Le sirene che anticipano l’attacco missilistico non smettono di suonare nemmeno ad Odessa, a sud del Paese, porto fondamentale. La flotta navale del Cremlino, dispiegata nel Mar Nero, martella la città portuale. L’artiglieria dell’esercito russo cannoneggia Mariupol, scalo fondamentale che si affaccia sul mare di Azov. Neanche gli ospedali sarebbero risparmiati dal fuoco degli invasori. «Il nemico ha già bombardato 139 ospedali», ha detto il ministro della salute ucraino Viktor Lyashko.
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