Si chiama Michele Bratta l'uomo, di 30 anni, arrestato in flagranza, ad Adelfia, dagli agenti di polizia della Squadra Mobile perché trovato in possesso di 10 pistole...
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Il ritrovamento - si è appreso - aprirebbe nuovi scenari riguardo alle fonti di guadagno della criminalità organizzata. Soldi, con molta probabilità, stampati in Campania, anche se gli investigatori non escludono che, ormai, stamperie di livello possano essere state create anche in Puglia. Quanto a Bratta, definito una "cupa vivente", cioè un nascondiglio dei clan, la polizia è risalita a parentele con esponenti di spicco dei clan di Japigia. L'uomo, fino a poco tempo fa residente in un quartiere attiguo a quello del boss Savino Parisi, di recente si era trasferito ad Adelfia in un appartamento in affitto preso con regolare contratto anche se non intestato a se stesso. Lì viveva con la compagna e i bambini, lontano dai servizi di monitoraggio del territorio delle forze dell'ordine, lontano soprattutto dal quartiere di Bari "Japigia", dopo i recenti fatti di sangue. Non è indagata la compagna di Bratta. L'uomo risulta essere disoccupato, con tenore di vita medio e residente in un appartamento di buon livello. Bratta si è assunto la piena responsabilità, non fornendo però alcuna spiegazione riguardo al possesso di quanto trovato dalla polizia nell'abitazione della coppia: una pistola sull'armadio e le altre in un borsone assieme ai due silenziatori e a proiettili di vario calibro: 7,64 e 6,35. Armi ben tenute e modificate da mani sapienti.
«Armi nella pronta disponibilità della criminalità organizzata», ha detto il dirigente della Squadra Mobile, Annino Gargano. Una perquisizione che è stata effettuata - è stato reso noto - dopo l'acquisizione di notizie in merito alla presunta presenza di armi in quella casa. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino