Università, il sottosegretario Fioramonti: «Ricercatori fuori se in 5 anni non hanno avuto la cattedra»

Ridurre il periodo di precariato per i ricercatori - «se in cinque anni non si arriva a una cattedra si è fuori» - nuove regole per i concorsi, ridefinire...

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Ridurre il periodo di precariato per i ricercatori - «se in cinque anni non si arriva a una cattedra si è fuori» - nuove regole per i concorsi, ridefinire l’Anvur e l’abilitazione dei docenti. Il sottosegretario all’Istruzione, Lorenzo Fioramonti, anticipa al Messaggero i piani del governo per riformare l’università.


Avete annunciato l’ingresso di 1.511 ricercatori di tipo B, destinati a diventare associati. Ma gli altri 40mila precari di tipo A da stabilizzare?
«Aumentaremo le risorse per facilitare il passaggio al tipo B. E riformeremo il preruolo e il reclutamento: non si può iniziare la carriera a 40 anni».
Rottamate i più vecchi?
«Dobbiamo eliminare quella di giungla di contrattini, borse post dottorato e speranze di un contratto triennale a tempo determinato di tipo A … In futuro, una volta arrivato al dottorato, il ricercatore avrà massimo 5 o 6 anni massimo di precariato: dopo o vinci un concorso per una cattedra oppure ti trovi un altro lavoro».
È brutale. 
«Lo so, ma meglio essere espulsi dall’università tra i 30 e i 35 anni che a 45. Per questo dobbiamo limitare il preruolo e riformare il sistema dei concorsi. Con commissioni sorteggiate avremo due selezioni: una nazionale per il 50 per cento dei posti e una, per l’altra metà, gestita direttamente dai rettori. Poi ridurremo i posti di ricercatori di tipo A per trasformali progressivamente in contratti di tipo B». 

Quando saranno assunti i 1.511 ricercatori?
«Quando i rettori indiranno i concorsi. Questi posti non rientrano nel blocco della PA». 
Alcuni posti saranno assegnati in base a una “valutazione di qualità della ricerca” vecchia di cinque anni.
«Per quella nuova, stando alla legge, dovremmo aspettare un anno. Noi, però, siamo scettici verso questo modello così come vogliamo rimodellare l’Anvur, l’agenzia nazionale per la valutazione dell’università e della ricerca». 



Come?
«Potremmo fondere Anvur con l’Invalsi. La valutazione sarà quasi automatica, basata sugli output di ricerca. Attraverso l’anagrafe dei ricercatori, che stiamo riformando, il docente inserisce tutte le informazioni sulla sua attività e le sue pubblicazioni, quindi riceve via mail un punteggio sul proprio lavoro sia in termini qualitativi sia quantitativi». 
Cambierà anche l’abilitazione scientifica nazionale?
«Solo in Italia abbiamo l’anomalia del doppio concorso. Sempre attraverso l’anagrafe dei ricercatori, il sistema darà automaticamente l’abilitazione in base al tipo di insegnamento fatto, alle borse di studio ottenute e alle pubblicazioni fatte».

Le università chiedono un piano “ordinario” di assunzioni per svecchiare le università.
«Ci sarà. Ma l’unica strada per alzare il numero e gli stipendi dei docenti è aumentare il fondo di finanziamento ordinario (FFO) di almeno un miliardo di euro. Ho proposto in passato, e le riproporrò, tasse di scopo su bibite zuccherine, cioè una sugar tax, sigarette e alcolici». 

Sottosegretario, che cosa c’è di concreto? 
«L’anagrafe è già pronta, abbiamo avuto anche il bollino del garante della privacy. Tra aprile e luglio presenteremo i disegni di legge sulle nuove abilitazione e valutazione e le modifiche a preruolo e concorsi».
I medici hanno bocciato il superamento del numero chiuso a medicina proposto dal M5S. 
«Stiamo lavorando sull’incremento del 20 per cento dei posti e su un nuovo accesso alle facoltà scientifiche. Il primo anno gli studenti saranno impegnati in materie inerenti alla chimica e alla biologia. Poi soltanto i migliori potranno iscriversi a medicina». 
In manovra sono stati congelati 70 milioni per l’università e 30 per la ricerca. 

«Con il ministro Bussetti abbiamo già stabilito che se si faranno dei tagli, sarà ridotta solo la spesa amministrativa».
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Il Mattino