NEW YORK - Rex Tillerson non è abbastanza “social”. E con i tempi che corrono, e con uno come Donald Trump alla Casa Bianca, l’uomo al vertice della...
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Ne ha parlato lui stesso, in occasione di un evento organizzato dalla Stanford University in California. A colloquio con uno dei suoi predecessori, l’ex segretario di Stato Condoleeza Rice, ha infatti affermato che non ha un account Twitter e che con ogni probabilità morirà «senza mai averne avuto uno».
Le distanze tra Tillerson e Trump sono evidenti, tanto sul piano della politica estera, quanto su quello dei rispettivi atteggiamenti. Molto più cauto il primo, meno riflessivo, per utilizzare un eufemismo, il secondo. Ma è proprio attorno alla sfera personale che le differenze si fanno ancor più lampanti. Ad un “ministro” invisibile sulle reti sociali corrisponde un presidente che, in un anno esatto, ha già dalla sua circa 2500 “cinguettii”. Un numero capace di far impallidire il più attivo dei blogger.
Twitter che diventa politica, dunque. Interna e internazionale. Con Tillerson che va oltre e dichiara di aver maturato l’abitudine di farsi stampare dal suo staff tutti i post firmati dal tycoon. Di consultarli per strutturare la sua agenda e di considerarli prima di prendere una qualsiasi decisione.
L’ex amministratore delegato di ExxonMobil ha infine tessuto le lodi di Trump, etichettandolo come un «fuoriclasse di fama mondiale in fatto di social media», pur sottolineando che gli ci sia voluto un bel po’ prima di abituarsi alla sua maniera di gestire una comunicazione così diretta e così poco convenzionale con il pubblico americano.
Una sorta di marchio di fabbrica per l’attuale amministrazione che ha scandito la relazione tra la nuova Casa Bianca e i cittadini, sia sostenitori che oppositori.
Un’impostazione che, tuttavia, Tillerson non fa sua. Tenendo fede al suo carattere più moderato e soprattutto riservato.
(Rex Tillerson accanto a Condoleeza Rice durante uno dei momenti della conversazione andata in scena tra le mura della Stanford University. La Rice è stata prima consigliere per la Sicurezza Nazionale e poi, con George W. Bush presidente, segretario di Stato dal 2005 al 2009) Leggi l'articolo completo su
Il Mattino