NEW YORK - Donald Trump voleva invadere il Venezuela. Sembra fantapolitica, ma è invece un’indiscrezione trapelata nelle ultime ore: durante l’agosto scorso il...
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Un’ipotesi súbito osteggiata dai fedelissimi del presidente, ben coscienti del potenziale effetto domino di una mossa del genere in un continente ancora oggi dominato da dispute storico-ideologiche tra Nord e Sud.
Un’ipotesi, però, che di fatto sarebbe stata vagliata in primis proprio dal tycoon, per nulla entusiasta di un reticolato di sanzioni fitto, ma a suo dire insufficiente per consentire a un Paese in ginocchio di rialzarsi e di voltare finalmente pagina su vent’anni di socialismo.
Non si conoscono le generalità dell’alto ufficiale che, ai microfoni dell’agenzia Associated Press, ha rivelato questo clamoroso retroscena. Ma lo stesso avrebbe affermato che «tutti sanno che Trump pensa ad alta voce» e che sarebbe dunque in qualche modo solito esprimersi in maniera così schietta anche riguardo ai dossier più spinosi.
Maduro, dal canto suo, coglie al volo l’occasione per rilanciare la sua retorica antiamericana, ma soprattutto stanca.
«Dobbiamo difendere il nostro diritto alla pace, alla dignità e alla libertà di determinare il nostro destino». E ancora, arrembante: «Nessun “impero” - termine dispregiativo con cui viene additato il nemico statunitense dalla linea dell’equatore in giù - potrà mai decidere al posto nostro!».
Peccato che, al di là delle uscite scomposte di Trump, nel Venezuela di oggi non ci sia traccia né di pace né di dignità né tantomeno di libertà.
Il Mattino