Usa, 100 milioni di vaccinati: Biden guarda al futuro, Blinken avverte Cina e Russia

Usa, 100 milioni di vaccinati: Biden guarda al futuro, Blinken avverte Cina e Russia
Non solo Covid. Con la campagna vaccinale che va a gonfie vele e che ha già immunizzato più di 100 milioni di persone, l’emergenza pandemia è oramai...

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Non solo Covid.

Con la campagna vaccinale che va a gonfie vele e che ha già immunizzato più di 100 milioni di persone, l’emergenza pandemia è oramai quasi alle spalle e per l’amministrazione Biden è già tempo di pensare a tutto quanto il resto.

A spiegare la nuova (vecchia?) America ci pensa il segretario di Stato Antony Blinken, in una lunga e vasta intervista andata in onda sulla rete televisiva Cbs.

In cima alla lista delle questioni, vere e proprie preoccupazioni, c’è la Cina.

Ebbene, se Trump, Tillerson e Pompeo erano stati durissimi nei confronti dei rivali cinesi, a quanto pare Biden e Blinken non intendono essere da meno.

Pechino prevede il sorpasso economico ai danni di Washington nel giro di pochi anni, ma ciò che preoccupa di più i vertici della politica americana è la sfida che il dragone pone all’intero ordine mondiale. Un ordine fatto di regole abitualmente calpestate da Xi Jinping e dai suoi: si va dal tema dei Diritti Umani, con il massacro degli Uiguri e con la “sinizzazione” dello Xinjiang che assumono i connotati di un autentico genocidio; si passa per lo strangolamento di Hong Kong e di Taiwan, dove di fatto non c’è più alcuna traccia di democrazia; si chiude il cerchio coi soldi che vanno di pari passo con gli armamenti, con la Cina che si fa militarmente sempre più presente e per determinati tratti persino più aggressiva.

La dottrina Blinken è chiarissima: gli Stati Uniti non sono certo nuovi a competizioni globali e, per quanto preoccupati, non hanno nessuna intenzione di muovere nessun passo indietro.

Xi è dunque avvisato: nessun ammorbidimento.

E con lui Putin, archiviate definitivamente le collisioni (collusioni?) con Trump.

Putin cui il capo della diplomazia statunitense non intende perdonare quella che non esita a definire «l’invasione dell’Ucraina del 2014». Una faccenda che gli scorre addirittura nelle vene: nel 1904, infatti, a seguito della grande oppressione russa perpetrata a dispetto di Kiev e dintorni, tale Meir Blinkin scappava lontano ed arrivava a New York City nelle vesti di immigrato. Era il suo bisnonno paterno (registrato poi come Blinken, ndr).

Una vicenda personale che si ricollega a un’altra crisi, quella dell’immigrazione, appunto. In particolare in chiave frontiera Sud, con i contratti per la costruzione del Muro col Messico che vengono cancellati in queste precise ore dal Dipartimento della Difesa, ma con i numeri di rifugiati e minori non accompagnati che sono pericolosamente allo scoppio.

Nonostante la volontà dichiarata di operare nel pieno rispetto della legge, ma soprattutto dei principi di umanità e di accoglienza, Blinken taglia corto e netto:
«È passato il messaggio che il confine sia aperto: non lo è», punto.

Dalla destra di Trump alla sinistra di Biden, non è che cambi un granché, insomma.
Non sul fronte dei muscoli ostentati in politica estera e sicurezza.

L’unico alleggerimento degno di nota prende forma, almeno a parole, attorno a un’altra sicurezza, quella massima del criticatissimo carcere di Guantánamo:
«Obiettivo? Chiuderlo».

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Il Mattino