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La macchina è rodata e si è dimostrato che somministrare 500mila vaccini al giorno in Italia è possibile. Ma replicare quel dato, raggiunto e anzi superato il 29 e il 30 aprile, a maggio non sarà facile. Il valore obiettivo fissato dal generale Francesco Paolo Figliuolo sarà toccato in singole giornate ma difficilmente nelle medie settimanali e, di sicuro, non si potrà raggiungere nella media del mese.
Il problema principale è la disponibilità delle dosi e, soprattutto, la regolarità delle consegne. A maggio dovrebbero essere disponibili fiale per 16 milioni di vaccinazioni, quindi in teoria sufficienti per il mezzo milione al giorno, tuttavia ciascuna regione deve accantonare le dosi per i richiami (Pfizer dopo 21 giorni; Moderna 28 giorni; AstraZeneca dopo dodici settimane mentre Johnson&Johnson è monodose) più una quota per fronteggiare eventuali emergenze come focolai in specifici territori. Inoltre se gli arrivi saranno irregolari, questo inciderà sulle somministrazioni.
Fatto sta che i primi quattro giorni di maggio riportano l'asticella ben al di sotto delle 500mila dosi. Dopo i 520mila di giovedì 29 aprile e i 514mila di venerdì 30 aprile, sabato Primo Maggio ci si è attestati a 425mila (risultato tuttavia lusinghiero considerando la festività), domenica 2 si è scesi a 365mila mentre lunedì 3 e martedì 4 non si è andati molto sopra le 400mila.
Questi numeri però, per quanto siano decisivi per capire come sta andando la lotta al Covid, non sono disponibili in modo chiaro. Nel passaggio da un commissario all'altro e nella fretta di costruire un sistema di rilevazione, ci si trova di fronte a un sistema pieno di buchi informativi, da correggere in corsa. Gli esempi sono numerosi.
Il contatore ufficiale - chiamato Report Vaccini anti Covid - porta le tre intestazioni di Presidenza del Consiglio dei ministri, Commissariato emergenza Covid e ministero della Salute, fornisce un totale aggiornato tre volte al giorno, utile ma che non permette di ricostruire l'andamento storico. Anche un osservatore pignolo, che fotografasse i dati con i vari aggiornamenti, non potrebbe capire quanti vaccini sono stati somministrati in una singola giornata perché gli orari sono mutevoli. Inoltre, non tutti i vaccini somministrati sono immediatamente registrati. Per esempio il 20 aprile si era chiuso con 322mila iniezioni, tuttavia il valore è cresciuto nei quattro giorni successivi passando prima a 325mila, poi a 328mila e infine a 330mila. La causa principale è il ritardo con il quale i medici di famiglia inseriscono le vaccinazioni effettuate.
Un po' di chiarezza arriva con il Report settimanale del Commissariato straordinario.
Ma anche qui in modo etereo. Ogni rapporto, infatti, resta in rete per qualche giorno e poi si dissolve, non è possibile rintracciare i precedenti.
Anche a causa delle scorrettezza di alcune regioni, la Campania ha ricevuto 200mila dosi in meno di quanto le spettasse, numero che è in corso di recupero ma con tempi lenti. Con le consegne aggiornate a ieri la Campania, che una popolazione residente molto simile a quella del Lazio, ha ricevuto 2.168.445 dosi contro i 2.441.980 della regione confinante. In pratica nel Lazio sono arrivate dosi per il 42,7% degli abitanti mentre in Campania per il 38,2%.
Vincenzo De Luca ha quindi ragione a chiedere il recupero sui vaccini mancanti, tuttavia ieri ha aperto una nuova polemica con il commissario, relativa agli over 80. «Abbiamo chiesto al Commissariato e al ministero della Salute - ha detto il presidente della Campania - di correggere la comunicazione relativa alla vaccinazione degli ultraottantenni. Oggi vengono proposte cifre totalmente fuorvianti. Va chiarito che l'adesione alle vaccinazioni è assolutamente volontaria». De Luca ha sottolineato che in Campania «la prima dose è stata somministrata al 100% degli aderenti in piattaforma, come da bollettino quotidiano della Regione, che invitiamo a seguire come riferimento. Ci auguriamo che a brevissimo sia il commissariato che il ministero vogliano correggere l'informazione sui vaccinati».
Una tesi bizzarra: quando si chiedono i vaccini si invoca (giustamente) il principio una testa, un vaccino. Quando si contano i vaccinati si vuole restringere la popolazione ai soli iscritti in piattaforma come se le teste non contassero più. Eppure sapere quanti ultra ottantenni (così come per le altre fasce di età) sono vaccinati rispetto alla popolazione è fondamentale per capire la copertura dal coronavirus. In Campania, secondo il report settimanale a fine aprile, ci sono 71mila ultra 80enni che ancora non hanno avuto la prima dose. Ma persino questo numero va interpretato, perché gli ospiti delle residenze per anziani sono scorporati, anche se sono quasi tutti over 80. Contando le iniezioni alle 8.546 persone ospiti nelle Rsa della Campania, restano comunque oltre 60mila ultra ottantenni mai iscritti in piattaforma, non raggiunti dalla campagna vaccinale. È vero che il vaccino non è obbligatorio, ma siamo certi che tutti abbiano scelto?
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