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Le frontiere resteranno chiuse e i certificati vaccinali resteranno al palo, ma poiché il problema sono i vaccini la riunione del Consiglio Europeo di oggi e domani troverà alla fine una sintesi bacchettando le aziende farmaceutiche che non rispettano gli impegni o non danno certezze sulle consegne, e premendo affinché consegnino tutte le dosi promesse.
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LA SVOLTA
Anche stavolta la riunione è a distanza. Per il debutto in persona di Mario Draghi si dovrà attendere il Consiglio Europeo di fine marzo, ma l’occasione è importante perché coglie i Ventisette nel guado di una pandemia che attende solo i vaccini per essere debellata. Resterà quindi sullo sfondo la questione del Recovery Fund, anche perché non solo l’Italia è ancora alle prese con la sua stesura. Anche ieri la presidente della Commissione Ursula von der Leyen si è detta ottimista sulla possibilità di vaccinare il 70% degli europei entro l’estate. «La situazione nei prossimi mesi migliorerà in modo sensibile», ha spiegato la presidente tedesca che si è anche detta contraria a far slittare la seconda dose del vaccino di Astrazeneca, come invece stanno facendo gli inglesi.
Ed è proprio AstraZeneca a smentire - il giorno dopo - un taglio delle forniture all’Europa: «Non siamo ancora in grado di fornire previsioni dettagliate per il secondo trimestre.
Un balletto di promesse e docce fredde che conferma come sia importante non mollare la presa. Ed è proprio quello che sta facendo Draghi che anche ieri ha continuato con le sue telefonate in vista anche dell’appuntamento Ue di oggi e domani. Dopo la conversazione con la Cancelliera, ieri è stata la volta del presidente del Consiglio europeo Charles Michel. Al centro della conversazione il piano di distribuzione dei vaccini e il possibile aumento della produzione in nuovi siti che anche l’Italia è pronta a mettere a disposizione. Come correttamente ricorda il presidente di Novartis Pasquale Frega «quello dei brevetti e delle licenze è un falso problema» perchè «oggi chiunque vada da Pfizer, AstraZeneca e Moderna a dire ti aiutiamo nella produzione riceve un bel sorriso. Il tema di licenze obbligatorie, dei brevetti è un falso problema».
Ed è per questo Draghi vorrebbe che venisse creata una filiera produttiva tutta europea, con l’Italia chiamata a lavorare alla fase dell’infialamento di un prodotto lavorato, o semi-lavorato, altrove. Proprio da Bruxelles ieri sono arrivate conferme su questa opportunità che si aprirebbe per il nostro Paese. «L’Italia - spiegano dalla Commissione - ha un ruolo di primo piano per la spinta nella produzione dei vaccini in Ue, in particolare per quanto riguarda i siti ‘fill and finish’ per il confezionamento di prodotti iniettabili».
GIORGETTI
Proprio in questa direzione di sta muovendo anche il ministro dello Sviluppo Economico Giancarlo Giorgetti che oggi incontrerà i vertici di Federfarma guidati da Massimo Scaccabarozzi per fare il punto sui possibili siti produttivi. Un’iniziativa che l’Italia avrebbe dovuto assumere da tempo, evitando magari di attaccare le aziende farmaceutiche - così come accaduto qualche mese fa - che ora si cerca di convincere a produrre in Italia. Draghi conta molto sul consiglio Ue che si avvia oggi per avere dai colleghi un sostegno a realizzare questa nuova filiera produttiva e nelle conclusioni finali del vertice potrebbe esserci un passaggio nel quale i Ventisette accolgono l’invito della Commissione per facilitare l’approvvigionamento di materie prime e facilitare accordi di produttori di vaccini per aumentare la produzione.
Dalla riunione verranno confermate le restrizioni alla libera circolazione delle persone. Per evitare l’accavallarsi di varianti - anche se con qualche mugugno - passerà la linea tedesca che ha chiuso delle frontiere sia verso il Tirolo austriaco che verso la Repubblica Ceca.
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Il Mattino