Vanessa Zappalà, bara bianca e fiori per l'ultimo saluto della vittima. «Avremmo voluto continuare a vederla sorridente»

Una bara bianca con sopra girasoli e rose bianche, piazza gremita di gente e volti rigati dalle lacrime. Questo, lo scenario dell'ultimo saluto a Vanessa...

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Una bara bianca con sopra girasoli e rose bianche, piazza gremita di gente e volti rigati dalle lacrime. Questo, lo scenario dell'ultimo saluto a Vanessa Zappalà, la 26enne uccisa ad Acitrezza (Catania) con sette colpi di pistola alla testa dall'ex fidanzato, Antonino Sciuto, 38 anni, poi impiccatosi. I funerali della vittima, celebrati dal vicario dell'Arcidiocesi di Catania, monsignor Salvatore Genchi, si sono svolti ieri, 27 agosto, al Santuario dei Santi Martiri Alfio, Filadelfo e Cirino a Trecastagni. 

Lutto cittadino per tutta la giornata di ieri, che il sindaco Giuseppe Messina ha proclamato appena ha saputo che il corpo di Vanessa sarebbe tornato a casa, senza il bisogno dell’autopsia. La procura di Catania ha permesso che la salma venisse restituita ai familiari in tempi brevi, per consentire le esequie e il saluto dell’intera comunità.

Vestiti di nero e con una mascherina rossa, altri con un foulard di quel colore attaccato alla borsa e la maggior parte ancora con un fiocco appuntato sul petto, come sui portoni delle case, accanto ai citofoni, vicino alle saracinesche: l'intero paese si è stretto attorno alla salma di Vanessa e alla sua famiglia, rimasta in silenzio e con gli occhi pieni di lacrime durante la celebrazione. Nel pieno rispetto delle regole anti covid, le strade sono state transennate e l'accesso alla chiesa è stato contingentato a 190 persone.

La funzione è stata anticipata da un intervento del parroco della chiesa, don Orazio Greco che ha dichiarato: «Saremmo voluti essere altrove e non in questa piazza a dare l'estremo saluto a Vanessa, avremmo voluto continuare a vederla sorridente, ma la realtà ci ha portati qui». E aggiunge: «Dio non voglia che ci sia un Quinziano tra di noi, o tra coloro che ci seguono con i mezzi di comunicazione. Bisogna estirpare dal nostro cuore il Quinziano che freme e ruggisce». Il riferimento del parroco a Quinziano ha radici nella storia: lui è l’uomo che ordina il martirio di Sant’Agata, la patrona di Catania, la quale è stata mutilata e uccisa perché non voleva cedere al corteggiamento di un uomo. Un paragone, come scrive Fanpage, chiaro e palese con l'assassino Antonio Sciuto, ma anche con stupratori, sfruttatori delle vittime di tratta, e i cosidetti 'proprietari di una donna'. 

«Dobbiamo farci portavoce di una richiesta a livello nazionale: - ha commentato il sindaco Giuseppe Messina - che la legge, dove è lacunosa, venga integrata», commenta il primo cittadino».

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Il Mattino