Variante Delta, Perrella: «La mobilità dei giovani muove il virus il vaccino frena i ricoveri in ospedale»

Variante Delta, Perrella: «La mobilità dei giovani muove il virus il vaccino frena i ricoveri in ospedale»
«Sono i vaccini ad avere attutito l'esplosione di una nuova ondata epidemica in Campania come in Italia e nel resto d'Europa. In assenza della campagna di...

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«Sono i vaccini ad avere attutito l'esplosione di una nuova ondata epidemica in Campania come in Italia e nel resto d'Europa. In assenza della campagna di immunizzazione di massa Sars-Cov-2 quest'estate avrebbe anticipato quanto accaduto lo scorso anno a partire dai rientri estivi falcidiando soprattutto la popolazione con più di 60 anni».

Così Alessandro Perrella, infettivologo, esperto di virus e di aerobiologia (la scienza che studia la diffusione aerea dei microbi), consulente dell'unità di crisi regionale per l'emergenza Coronavirus.

Cosa è cambiato in un anno di pandemia?
«Di diverso ci sono soprattutto i vaccini che nell'estate del 2020 non avevamo».

E nella terapia?
«Abbiamo alcuni promettenti farmaci, come i monoclonali, efficaci ma difficili da usare e limitati a una ristretta finestra temporale. Infine alcuni promettenti antivirali in fase finale di sperimentazione, usati in Giappone e che potrebbero essere preziosi alleati per mitigare le conseguenze finali della malattia che miete ancora molti decessi».


Queste le differenze: le affinità che invece legano le due estati pandemiche?
«Di uguale c'è che sono sempre e soprattutto i giovani, tra i 18 e i 30 anni - autonomi e ad alta mobilità e interazione sociale, quasi sempre asintomatici, poco propensi a usare la mascherina e il distanziamento come prevenzione, individuati come infetti quasi sempre nella catena dei contatti o per deboli segni clinici - il serbatoio del virus. Giovani che anche un anno fa al rientro dalle vacanze diffondevano l'infezione a genitori e nonni. Quest'anno tutto questo ha però il freno dei vaccini che limitano le ospedalizzazioni nonostante ci siano molti più contagi giornalieri. I giovani sono tra l'altro i meno vaccinati nelle varie fasce di età e dunque anche per questo la nicchia biologica in cui il virus si rifugia per continuare a circolare ad evolvere».


Di diverso ci sono anche le varianti super del virus?
«Fino a che il virus continuerà a circolare muterà sempre cercando di migliorare le proprie performance. Il virus disegna sempre un andamento ciclico della sua diffusione con alti e bassi legati alle misure restrittive un anno fa, ai vaccini oggi, all'uso consigliato o imposto di strumenti di prevenzione e protezione, alla stessa stagionalità che da un lato mitiga le infezioni e dall'altro aumenta la mobilità per motivi turistici. I vaccini hanno attutito l'esplosione che abbiamo iniziato a vedere un anno fa e che poi si è protratta per tutta la seconda e terza ondata».


Intanto i contagi e l'incidenza crescono: con essi anche i ricoveri e i decessi?
«Per ora questo fenomeno non sta accadendo. Può capitare in alcuni casi sporadici. Per questo vaccinare in maniera incompleta la popolazione italiane e del resto del mondo non ci favorisce. Sars-Cov-2 si adatta al mutare delle condizioni ambientali e dell'ospite umano».

Qual è lo scenario che ci attende?
«Stiamo assistendo a un lieve incremento della circolazione delle varianti nelle fasce non coperte dal vaccino».

Ci sono casi gravi tra i giovani?
«Meno dell'1 per cento: i giovani sviluppano la malattia sempre in maniera asintomatica».

E casi di malattia tra i vaccinati?
«Si, ci sono, ma quasi tutti senza necessità di ricovero».

Intanto oggi rispetto al 2020 abbiamo più decessi e più contagi...
«Un anno fa avevamo molti meno casi, il virus non era ancora così diffuso a livello planetario. Più si andrà avanti più la situazione diventerà complessa intersecando aspetti politici, sociali ed economici. In termini tecnici si passa da pandemia a sindemia che coinvolge a 360 gradi aspetti che hanno ricadute sulla psicologia delle persone e dei gruppi. La disinformazione sugli eventi avversi per i vaccini molti sono terrorizzati. Bisogna fare i conti non solo con gli aspetti medici ma anche con questioni che impattano sul comportamento psicosociale di una comunità».

Cosa pensa della vaccinazione dei giovani?
«Andrebbe fatta a quelli che si muovono molto come i 18enni».

E i 12enni?
«Vorrei che ci fossero dati più solidi nella letteratura scientifica».


 

 

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Il Mattino