Vaticano, cambio della guardia alla ambasciata russa: arriva il "falco" che ha criticato Draghi

Vaticano, cambio della guardia alla ambasciata russa: arriva il "falco" che ha criticato Draghi
Città del Vaticano – La decisione dell'avvicendamento sembrerebbe stata presa da tempo e, assicurano i bene informati, non ha nulla a che vedere con la...

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Città del Vaticano – La decisione dell'avvicendamento sembrerebbe stata presa da tempo e, assicurano i bene informati, non ha nulla a che vedere con la situazione attuale. L'ambasciatore russo Alexei Paramonov, direttore per l'Europa del ministero degli Esteri russo dovrebbe prendere il posto dell'attuale ambasciatore russo presso la Santa Sede, Alexander Avdeev, diplomatico di lungo corso, in Vaticano dal gennaio 2013, un uomo di grande cultura e provvisto di un curriculum piuttosto nutrito avendo ricoperto in passato la sede di Parigi, di Lussemburgo, di Bulgaria per poi essere stato chiamato da presidente Putin a fare il ministro della cultura dal 2008 al 2013, anno in cui è stato designato a fare l'ambasciatore in Vaticano. 

Vaticano, cambio della guardia alla ambasciata russa

Questo cambiamento – comunque non immediato - è reputato importante e non poteva non finire sotto i riflettori visto che Paramonov in questi giorni si è reso protagonista di una intervista assai critica nei confronti dell'Italia e del suo attuale governo, parlando di conseguenze irreparabili per il rapporto bilaterale tra Roma e Mosca nel caso di ulteriori sanzioni. Per la nomina formale di Paramonov mancherebbe solo la firma del presidente Vladimir Putin. A quel punto partirebbe la procedura di gradimento presso il Vaticano.

L'ambasciata russa in Vaticano è sempre stata considerata dal Cremlino assai importante. Pochi giorni dopo l'invasione russa in Ucraina Papa Francesco ha rotto il protocollo per andare a trovare in ambasciata, a via della Conciliazione, l'ambasciatore attuale, Avdeev. Un gesto inusuale, dettato dalla situazione che stava precipitando e che Bergoglio ha intrapreso, come ha in seguito spiegato il cardinale Pietro Parolin, per inviare messaggi al Cremlino e chiedere la garanzia dei corridoi umanitari. Garanzie che, purtroppo, non sono state mantenute. 

 

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Il Mattino