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Città del Vaticano – Soldati addestratissimi che giurano di dare la vita per il Papa, ma che devono essere anche un po' «discepoli e missionari». In Vaticano entrano ufficialmente altre 34 nuove reculte delle Guardie svizzere, ognuna delle quali formula il giuramento nella lingua del proprio cantone: la maggior parte in tedesco, alcuni in francese, due in italiano ed uno, Helebardist Klaas, in romancio, lingua simile al ladino parlato in alcuni territori del cantone dei Grigioni.
«Vorrei suggerirvi di vivere con questo spirito il giuramento odierno perche' l'inizio del vostro servizio vi riporti all'origine del discepolato. Il giuramento non rappresenta infatti solo una tappa importante e solenne, ma un vero e proprio momento discepolato, di esprimere e manifestare il vostro essere discepoli. Oggi con esso, care reclute, dichiarerete la volonta' di dare la vita per Pietr-: sia la via per sentirvi discepoli missionari piu' strettamente uniti a Gesu'» ha detto alle reclute il segretario di Stato, cardinale Pietro Parolin.
Alla cerimonia in basilica hanno partecipato anche il cardinale Kurt Koch, il nunzio apostolico in Italia Emil Paul Tscherrig, entrambi svizzeri. Le autorità elvetiche sono state rappresentate dal Presidente del Consiglio Federale, Guy Parmelin, dal presidente del Consiglio Nazionale, Andreas Aebi, e dal presidente del Consiglio degli Stati, Alex Kuprecht; l'esercito svizzero, invece, è stato rappresentato da Roland Favre, alto ufficiale superiore presso il centro ginevrino per la politica di sicurezza (CGPS). A causa della pandemia anche quest'anno il numero di ospiti è stato ridotto al minimo.
Papa Francesco dopo la messa ha ricevuto gli ufficiali e i membri della Guardia Svizzera ringraziandoli per quello che fanno. Ai giovani militari ha detto che talvolta molti di loro, dopo il periodo biennale di servizio, decidono di farsi sacerdoti e prenderei voti.
Il Mattino