Ennesimo giro di vite di una finta democrazia in cui di democratico non resta più nulla: Juan Guaidó perde l’immunità parlamentare e adesso può...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
A stabilirlo è una decisione dell’Assemblea Costituente, una sorta di parlamento alternativo voluto da Nicolás Maduro e in buona sostanza “inventato” con i voti del partito socialista.
Questo al fine di spogliare da una parte l’Asamblea Nacional, ovvero il parlamento vero e proprio titolare del potere legislativo e attualmente controllato dall’opposizione, del suo ruolo naturale.
E, dell’altra, il leader della stessa opposizione dei suoi diritti e soprattutto della sua chance di riscrivere la storia di un Paese sull’orlo di un nuovo baratro.
Guaidó prova a ostentare sicurezza e addirittura rilancia:
«Non ci fermeranno, io simbolo di un processo oramai irreversibile».
Ma Diosdado Cabello, altro erede di Chávez e osso duro del regime, non molla la presa e più che giustizia promette vendetta.
Uno scenario tetro reso ancor più cupo da una Comunità Internazionale che sembra aver perso la voce.
All’iniziale e plateale riconoscimento di un ruolo chiave del giovane Guaidó, infatti, fa da triste contraltare un inspiegabile silenzio delle ultime ore. Complici anche le posizioni nette dei giganti Cina e Russia, con Xi Jinping e Vladimir Putin fermamente intenzionati a coprire le spalle all’amico dittatore. Non perché ne sposino ideologia o progetti, ma perché attratti dalle riserve petrolifere più vaste del pianeta e, ancor di più, dalla geografia strategica in chiave anti-americana.
L’unica speranza di un popolo senza speranza appare, paradosso dei paradossi, quel Donald Trump che più per carattere che non per effettiva convenienza potrebbe alzare la testa fino a perderla.
Il Mattino