Nel mirino c'era la casa, non i soccorritori che hanno perso la vita durante l'intervento: di questo sembrano convinti gli investigatori che indagano sull'esplosione...
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Alessandria, esplode una cascina: due vigili del fuoco morti, tre feriti. I carabinieri indagano: ipotesi dolo
Alessandria, uno dei tre pompieri morti era figlio di un vigile del fuoco: Antonio aveva solo 30 anni
Dunque, nonostante il modus operandi possa far pensare a un attentato eversivo - con la doppia deflagrazione, la prima utilizzata come esca e la seconda letale - le piste al momento privilegiate riconducono ad un ambito familiare: si pensa in particolare a dissidi tra il proprietario dell'abitazione e il figlio, con cui sembra non corra buon sangue, e ad un tentativo di incassare i soldi dell'assicurazione del fabbricato. Ma la cautela è d'obbligo: «le indagini proseguono a 360 gradi e nulla viene tralasciato», afferma un investigatore. L'unica cosa certa è che non si è trattato di un incidente: «l'esplosione è stata voluta e deliberatamente determinata. È un atto doloso», ha detto senza mezzi termini il procuratore di Alessandria, Enrico Cieri.
Alessandria, chi erano i tre vigili del fuoco morti nell'esplosione
Quello che è successo e le modalità dell'azione - in un Piemonte culla dell'antagonismo, anche violento - hanno fatto subito pensare a un attentato volto a colpire le forze dell'ordine che sarebbero intervenute sul posto: la prima esplosione, secondo modalità ormai collaudate in ambienti dell'anarco-insurrezionalismo, sarebbe così servita da richiamo; la seconda ad uccidere.
La prima riguarda i rapporti tra il proprietario dell'abitazione e il figlio, che non vengono descritti come idilliaci. Tutt'altro. Gli inquirenti hanno ascoltato il proprietario, come persona informata dei fatti, e i suoi familiari. Secondo il procuratore di Alessandria l'uomo non ha riferito «nulla di significativo se non una mera ricapitolazione dei fatti. Sono tutte informazioni che vanno comparate, bilanciate, esaminate, pesate. Siamo ancora all'inizio di questa attività», si è limitato ad aggiungere. La seconda pista ipotizza invece un atto doloso finalizzato a riscuotere il premio dell'assicurazione sulla casa, che appunto era disabitata e, per un certo periodo, è stata messa anche in vendita. Si sarebbe trattato di un modo per incassare dei soldi liquidi che, a quanto pare, avrebbero fatto molto comodo ad una famiglia che alcuni descrivono in difficoltà economica. Ma le indagini, ripetono gli investigatori, vanno avanti a tutto campo e non tralasciano alcuna ipotesi: nemmeno quella, di cui si parla in paese, secondo cui l'attentato potrebbe essere una sorta di regolamento di conti legata alle scommesse sui cavalli.
Il Mattino