Presidente della Commissione antimafia nel drammatico periodo stragista, poi presidente della Camera, Luciano Violante è anche autore di tanti saggi di analisi sull’etica...
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Crede che individuare chi è degno di candidarsi e chi no spetti ad un organismo istituzionale? «Premetto che non conosco il tenore, né i dettagli di ciò che dirà la presidente Rosy Bindi. Faccio un ragionamento, che poi è tema anche del mio ultimo libro. Oggi l’unico parametro di misurazione della morale politica è diventato il codice penale. È molto discutibile e segna la decadenza della politica».
Ci sono spiegazioni storiche? «I grandi partiti della cosiddetta prima Repubblica avevano dei loro principi etici, che hanno guidato la vita pubblica per anni. La crisi di quei partiti ha travolto i loro principi; nessuno si è preoccupato di crearne di nuovi, dotati della stessa forza. È perciò rimasto il codice penale come unico complesso di principi generali, capace di segnare la linee di distinzione tra lecito e illecito. Così, si è arrivati ad una situazione in cui si è attribuito al codice penale e alle procure della Repubblica il compito di individuare i buoni e i cattivi».
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Il Mattino