Giornata mondiale contro la violenza sulle donne, è una strage infinita: un delitto ogni tre giorni

Nel 2022 le vittime sono state 104 ma si denuncia sempre meno

Giorgia Meloni posa con i ministri davanti a Palazzo Chigi illuminato di rosso
Vittime di violenza in famiglia, della criminalità, di incomprensioni di coppia, persino della propria rivendicazione di libertà. E, soprattutto, sono ancora troppe:...

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Vittime di violenza in famiglia, della criminalità, di incomprensioni di coppia, persino della propria rivendicazione di libertà. E, soprattutto, sono ancora troppe: 104 le donne uccise nel 2022, un numero intollerabilmente alto, sebbene in leggero calo rispetto al 2021 quando a finire all’altro mondo erano state in 109. Massacrate a mani nude, percosse, colpite spesso con armi da taglio e corpi contundenti al termine di forti litigi caratterizzati da incontrollabili accessi d’ira. Queste le macabre modalità di una spoon river purtroppo inarrestabile: un delitto ogni tre giorni.



In flessione il numero delle vittime in famiglia (-12,2% rispetto ai primi 11 mesi del 2021, passando le vittime da 98 a 86), e delle donne all’interno di una relazione di coppia (pari a 50 nel 2022 a fronte di 67 dell’anno precedente). Attraverso l’analisi del fenomeno omicidiario negli ultimi 4 anni 2019-2022 (considerando i dati aggiornati al 20 novembre 2021 di ciascun anno), è possibile ipotizzare come il sostanziale annullamento delle misure restrittive dovute alla pandemia abbia determinato un incremento della criminalità comune nel 2022. Il Nord, pur segnando nell’ultimo anno una riduzione del numero delle vittime (-6,7%, passando da 60 nei primi 11 mesi del 2021 a 56 nel 2022) si conferma l’area geografica più a rischio, concentrando nel suo territorio il maggior numero delle donne uccise (il 53,8% del totale italiano). Segue il Sud (con 30 vittime nel 2022, stabili rispetto all’anno precedente) e il Centro (18 vittime nel 2022 e 19 nei primi 11 mesi del 2021). Sebbene la famiglia si confermi l’ambito omicidiario fortemente prevalente in tutte le aree, al Centro Italia oltre una vittima su 4 (il 27,8% nel 2022, pari a 5 vittime, tra cui le 3 prostitute uccise dal serial killer) è stata uccisa nell’ambito della criminalità comune, in particolar modo nelle aree metropolitane. 

Ecco perché tra le città più “critiche” figurano Roma, Milano, Napoli, poi Varese. Sono le donne anziane a rappresentare la «categoria» più a rischio, registrando anche nel 2022 il maggior numero di vittime: oltre una su tre aveva infatti più di 64 anni (35 unità in valori assoluti); il 30,7% aveva 45-64 anni (32 «casi»); il 26,9% tra i 25 e i 44 anni (28 unità), mentre le vittime con meno di 25 anni registrano una incidenza dell’8,6% (9 vittime). Ma è il dato rilanciato ieri dall’Istat che preoccupa maggiormente: è calata nel 2022 la propensione alla denuncia, segno che anche quel meccanismo di fiducia nelle istituzioni e nell’azione preventiva e repressiva dello Stato, stentano a essere riconosciuti come valido argine alla violenza. Diminuite infatti rispetto al 2021 del 2% le telefonate al 1522, il numero di pubblica utilità contro la violenza di genere e lo stalking: da 7.974 si passa a 7.814. 

Oggi, nella giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, l’Italia arriva con l’approvazione, ieri in Senato, dell’istituzione di una commissione bicamerale d’inchiesta sul femminicidio. «Un salto di qualità», ha detto Valeria Valente, del Pd, già presidente di una specifica commissione varata a Palazzo Madama. Ma il consenso è unanime, dalla vicepresidente dem del Senato Annamaria Rossomando a Giovanna Petrenga (Fdi) «uno strumento normativo importante e attuale», ha detto la senatrice meloniana, a Licia Ronzulli, Forza Italia, («va intensificato ogni sforzo contro questa piaga»). Ora la palla passa alla Camera, ma l’esito è scontato. Ieri sera la premier Giorgia Meloni con tutto il governo si è schierata davanti a Palazzo Chigi illuminato di rosso con fasci di luce a ricordare i nomi delle 104 donne morte tra il 21 novembre 2021 e la stessa data di quest’anno. 

Otto i femminicidi censiti in Campania nel 2022 dall’Osservatorio regionale. Ogni giorno in Procura a Napoli, arrivano trenta denunce in «codice rosso» (il pacchetto di leggi a tutela delle fasce deboli), gran parte delle quali riguardanti storie di violenze sulle donne: abusi, aggressioni, atti a sfondo sessuale, stalking, pressioni di natura psicologica, minacce e intimidazioni varie. Sono la realtà ordinaria del pool reati contro le fasce deboli, coordinato da anni dal procuratore aggiunto Raffaello Falcone, che lavora gomito a gomito con il procuratore di Napoli Rosa Volpe. Un trend decisamente in aumento, rispetto a qualche anno fa. Siamo passati dalle venti denunce di un anno fa, ai trenta esposti di questi giorni. Rispetto all’epoca precovid, siamo al 15-20% in più di segnalazioni. Dopo aver smistato i fascicoli (sono dieci i pm del pool guidato dall’aggiunto Falcone), bisogna attivare le procedure di urgenza (sempre alla luce del “codice rosso”), che impongono di ascoltare vittime e testimoni nel più breve tempo possibile, in modo da indirizzare le indagini su un terreno che spesso entra nel tessuto domestico delle persone coinvolte. 

Ma in cosa consistono le accuse contenute nei trenta e passa fascicoli indirizzati in Procura? In molti casi vengono segnalati casi di soggezione fisica e psicologica delle donne nei confronti di mariti e conviventi, a partire da un’originaria condizione di assoggettamento economico che condanna il cosiddetto “sesso debole” a una sorta di subalternità quotidiana. Poi ci sono gli esposti a sfondo sessuale. È in aumento il riferimento alla cosiddetta droga dello stupro, a proposito di donne che denunciano di aver subìto violenze sessuali in condizioni di minorata capacità di difesa o di completo ottundimento emotivo. 

Denunce che spesso si fa fatica a dimostrare, dal momento che le tracce della cosiddetta droga dello stupro svaniscono otto ore dopo l’assunzione dello stupefacente da parte della vittima. Ma a confermare questo tipo di trend, ci sono anche i dati diffusi ieri dall’ospedale Cardarelli, dove «nei primi dieci mesi del 2022, sono state assistite 110 donne oggetto di violenza, in 26 di questi casi - si legge - l’aggressione è stata di natura sessuale». Come a dire, una violenza su quattro a carico delle donne, ha un carattere sessuale. Ed è di ieri la diffusione di una brochure da parte della Questura di Alessandro Giuliano che ha un titolo fin troppo chiaro «...questo non è amore». 

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Il Mattino