Un virus umano sconosciuto individuato in resti umani dell'Età del Rame e del Rinascimento. La scoperta, frutto di una ricerca coordinata da Generoso Bevilacqua,...
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Una prima conferma dell'esistenza era arrivata da uno studio condotto da Bevilacqua 5 anni fa sulla saliva umana: un betaretrovirus simile al Mmtv è stato identificato nel 10% di donne e uomini sani e nel 60% delle pazienti con cancro mammario. «La lista dei tumori umani a origine virale è alquanto lunga - sottolinea Bevilacqua -. Per questo l'idea che anche i tumori della mammella possano farne parte non è affatto peregrina». Il passo successivo è stato ipotizzare che il virus esistesse già nei tempi antichi e da qui l'idea di cercarlo nel tartaro dei denti, che è un prodotto della saliva e che ha una composizione tale da preservare in modo ottimale i microorganismi presenti nella bocca e i loro acidi nucleici in particolare.
«Lo studio pubblicato su Aging suggerisce inoltre in qual modo l'Mmtv murino abbia potuto trasferirsi nella specie umana - conclude Bevilacqua - è ormai noto che i virus animali possono passare all'uomo mediante un "salto di specie", che in genere si verifica in ambienti e periodi di stretta coabitazione fra animali e persone, come all'inizio della diffusione dell'agricoltura avvenuta circa 10mila anni fa nella cosiddetta "mezzaluna fertile", il vasto territorio che va dalla Mesopotamia alla valle e al delta del Nilo. Qui l'abbondanza di vegetali rappresentò un ambiente particolarmente favorevole per i topi, e non solo, dando inizio alla loro coabitazione con l'uomo, in un ambiente di forte promiscuità». «La scoperta del primo betaretrovirus umano, candidato ad essere la causa del cancro della mammella nella donna, apre alla possibilità di un vaccino, come è accaduto per l'Hpv e il cancro del collo dell'utero», conclude l'Ateneo. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino