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Ursula von der Leyen ha ottenuto a Bucarest l'appoggio del suo partito, il Ppe, come 'Spitzenkandidatin', candidata di punta, per presiedere la Commissione Europea anche nella prossima legislatura. Nella grande arena coperta della Romexpo, dove i giovani rumeni hanno seppellito il comunismo di Nicolae Ceausescu ballando sulle note degli Iron Maiden, dei Guns 'n' Roses e di Sting, la presidente uscente, ormai una «celebrity» come l'ha definita Paolo Gentiloni, ha ricevuto la 'benedizionè del primo partito europeo alla corsa verso il reincarico. Se nel 2019 venne estratta dal cilindro da Angela Merkel ed Emmanuel Macron, dopo un accurato killeraggio ai danni degli Spitzenkandidaten in campo, ora von der Leyen è candidata ufficialmente, a tre mesi dal voto.
Il voto
Non è stata un'investitura unanime, malgrado von der Leyen fosse l'unica candidata: il voto è avvenuto a scrutinio segreto e il Ppe è un partito vero, con una spiccata democrazia interna.
Qualche maligno ipotizza che von der Leyen possa finire a fare il bersaglio del gioco preferito dai partiti, inclusi quelli democratici-cristiani: il tiro al piccione. Numeri a parte, von der Leyen si è detta «toccata e grata per la fiducia ottenuta dal Ppe» e ha rivendicato di aver fatto, insieme al suo partito, «le cose giuste negli ultimi cinque anni». La presidente ha ribadito il fermo sostegno all'Ucraina in guerra contro la Russia ed è stata durissima nei confronti di Vladimir Putin: è «un ricercato per crimini di guerra» e «lo aspetta un'aula di tribunale all'Aja», ha detto, ribadendo che è «responsabile» della morte in carcere dell'oppositore Alexey Navalny.
La guerra
«Non possiamo avere un dialogo con il Rassemblement Nationale, loro sono amici di Putin. Il dialogo è con chi supporto l'Ue, l'Ucraina e lo stato di diritto». Lo ha detto Ursula von der Leyen rispondendo ad una domanda sul partito di Marine Le Pen nel corso della conferenza stampa di Bucarest.
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