Xi Jinping abbraccia Putin: «Il mio vecchio amico», è la nuova Guerra Fredda (a tre)

Xi Jinping abbraccia Putin: «Il mio vecchio amico», è la nuova Guerra Fredda (a tre)
«Il mio vecchio amico». Una frase che può apparire banale, quasi cinematografica, persino stucchevole. E che...

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«Il mio vecchio amico».

Una frase che può apparire banale, quasi cinematografica, persino stucchevole.
E che invece, nel linguaggio alto ed enigmatico e furbo della diplomazia, ha un significato politico enorme perché si traduce di fatto in supporto, in autentica alleanza.

La pronuncia Xi Jinping giusto al momento di incontrare Vladimir Putin.
Accompagnata da una stretta di mano che vuole essere uno sfoggio del nuovo mondo che entrambi hanno in mente. Un mondo molto lontano, e non soltanto geograficamente, da quell’Occidente che pensava in qualche modo di averne assunto il controllo.

Insomma, il vertice che ha tenuto il mondo col fiato sospeso per settimane è andato finalmente in scena.
In quel di Samarcanda, Uzbekistan, tra le mura dell’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai. Per farla semplice, una sorta di “Nato d’Oriente”.

E le risposte alle domande che aleggiavano da mesi sono arrivate in piena come fiumi.

Tanto per cominciare: l’Ucraina, naturalmente. L’invasione mai condannata da Pechino, che come Mosca sposa la terminologia della “operazione militare speciale”, le ragioni storiche del Cremlino, il quadrato del dragone attorno all’orso.
Xi sta dalla parte di Putin, punto.
E per quanto non abbia nessuna intenzione di farsi coinvolgere militarmente, lui così attento alle logiche della sua economia, la sua sola presa di posizione fa e deve fare spavento. Perché, con Kiev nel mezzo, gli Stati Uniti di Biden stanno dunque indirettamente avendo a che fare non con una, bensì con due superpotenze.

E in secondo luogo Taiwan, altro fronte che dalla guerra è a un passo, quasi a voler (dover) contraccambiare il favore.
Lo “zar” condivide la visione di “Una sola Cina” (la dottrina che intende riunire Taipei alla corte di Pechino, ndr) e condanna le provocazioni dell’America e dei suoi «satelliti», con l’Unione Europea che non si scomoda a nominare nemmeno. 

Per stringare: supporto per supporto, Ucraina per Taiwan.

L’uno copre le spalle dell’altro e, mentre noi ci autoconvinciamo del fatto che il destino del mondo passi per Washington e per Bruxelles, a Samarcanda, lungo la Via della Seta, in un luogo ideale tra Mosca e Pechino, c’è chi il mondo gioca già a reinventarselo, addirittura a spartirselo.

La nuova Guerra Fredda.

Dove da un lato, ci sono gli Stati Uniti.


Dove dall’altro lato, però, non c’è più soltanto la Russia. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino