PADOVA - Ad uccidere la piccola Yara non sarebbe stato Massimo Bossetti. A fare questa confessione è un anonimo che scrive al settimanale "Oggi" due lettere dove indica un altro...
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«Nessuna meraviglia qualcuno se la prenda con sorella di Massi. Lui non può, non deve proprio parlare ok? (in trappola)... Il Massi ricordo che è scappato dalla spavento… certo eravamo in diversi e voi non lo capite. La Yara l’abbiamo portata in campo e abbandonata come un sacco di patate. Si può dire? Vergogna, si... Abbiamo vomitato nel fare io sono pure svenuto se può interessare o forse no, si figuri il Massi...». Questa è la confessione choc dell'uomo che racconta più dettagliatamente cosa sarebbe accaduto quella sera: «Yara, dunque, in primo momento è stata in casa di una brava signora, eravamo in diversi e nessuno poteva pensare male. Un certo momento si è innervosita e voleva andare via tornare a casa l’aspettavano i genitori». E continua: «Il polacco ubriaco ha cominciato a smaniare, a comportarsi male e molto. Non sapevamo che fare. La bimba gridava pure noi, poi il vuoto, il nero, un buio…».
«Nelle 59 mila pagine dell’inchiesta - riporta il sito di Oggi - c’è una sola persona che proviene da Santa Giustina. È Roberto Benozzo, il datore di lavoro di Fikri, il piastrellista fermato, una settimana dopo la scomparsa di Yara, su un traghetto diretto in Marocco e prosciolto dopo due anni. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino