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Sono le tre locali, le due in Italia, quando Patrick Zaki varca il portone dalla stazione di polizia di Mansoura, città a nord del Cairo. È vestito di bianco, con la divisa indossata da tutti i detenuti. Dopo 22 mesi si lascia il carcere alle spalle. Si spera per sempre. Ma il processo, con l'accusa di aver diffuso false notizie sulle vessazioni subite dai cristiani copti, andrà avanti. Di fronte, adesso, ha la sua famiglia. La madre Hala si getta sul suo ragazzo. Dietro la fidanzata, la sorella Marise e la sua migliore amica Josra. Zaki chiude gli occhi, si gode l'affetto della madre. Le dà delle piccole pacche sulle spalle. Ha i capelli raccolti in una coda. Gli occhialoni, la barba abbastanza curata nonostante i mesi di detenzione. Al braccio tiene una sacca, dentro tutti i vestiti usati durante la lunga prigionia. Poi si infila in macchina. Attorno non si vede nessun giornalista locale. «Voglio tornare in Italia», racconta poco dopo.
A casa, nella sua casa, seduto su una poltrona, senza gli abiti del carcerato, con un golfino nero e dei jeans, rilascia alcune dichiarazioni, concede interviste.
«Un abbraccio che vale più di tante parole. Bentornato Patrick!», ha scritto su Facebook il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, con l'Ambasciata d'Italia al Cairo che ha seguito passo passo questa complicata vicenda giudiziaria e anche diplomatica. «Aspettavamo di vedere quell'abbraccio da 22 mesi e quell'abbraccio arriva dall'Italia, da tutte le persone, tutti i gruppi e gli enti locali, l'università, i parlamentari che hanno fatto sì che quell'abbraccio arrivasse», ha commentato Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia, che tanto si è battuta per la libertà di Zaki. «Accogliamo con favore la decisione del tribunale egiziano di rilasciare lo studente Patrick George Zaki», ha spiegato Peter Stano portavoce dell'Alto rappresentante Ue Josep Borrell, precisando che «questa decisione segna un importante passo in avanti per il suo caso». Stano ricorda che «dalla detenzione di Zaki nel febbraio 2020, l'Ue ha seguito da vicino gli sviluppi, ha osservato le udienze e ha sollevato il suo caso a livello bilaterale e in consessi multilaterali» e che «continuerà a seguire da vicino il suo caso».
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