«Oggi è il primo maggio, sono Zanotti Sergio, questo è il secondo richiamo che mi lasciano fare». A parlare in un video di 13 secondi con due fucili...
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Il video è stato acquisito dalla Procura di Roma e dal nucleo antiterrorismo del Ros dei carabinieri. Ma nei messaggi il sedicente terrorista Abu Jihad riferisce di essere in contatto con il governo italiano e che se non prenderanno in considerazione le loro richieste tra pochi giorni comparirà «orange and red», due colori, l’arancione come le tuniche dei condannati dall’Isis e rosso come il sangue. Un giro di parole per dire che Zanotti sarà ucciso.
Jihad s'era già fatto vivo lo scorso marzo inviando delle foto che ritraevano il passaporto di Zanotti con una pistola di fianco.
Nonostante il succedersi dei video, la Farnesina, il reparto Antiterrorismo dei carabinieri e l’intelligence italiana non confermano se la vicenda di Sergio Zanotti risulti effettivamente un rapimento o, come pure sembrerebbe probabile in assenza di versioni ufficiali, di un millantato sequestro. Da mesi i presunti rapitori di Zanotti inviano video, foto e messaggi alla stampa internazionale: il primo video risale al novembre del 2016, un caso che quindi si protrae da molto, troppo tempo e sul quale è ancora fitto il mistero. Eppure, dopo tutto questo, nessuna fonte istituzionale ha voluto chiarire se Zanotti si trovi effettivamente sotto sequestro. L’unica dichiarazione ufficiale risale ormai allo scorso marzo quando il presidente del Copasir, Giacomo Stucchi, spiegò che Zanotti di sicuro non si troverebbe in Italia e che l’intelligence era al lavoro per le verifiche del caso. Ma intanto sono trascorsi mesi.
Forse è giunto il momento che le autorità preposte spieghino in che modo la stampa debba trattare questa vicenda: come un rapimento oppure, in maniera ridicola, considerare Zanotti alla stregua di Totò che, con la complicità di un Peppino di turno, si ostina a simulare il rapimento da parte della «Banda del Torchio». Nessuno dei gruppi di jihadisti più conosciuti – secondo fonti d’intelligence contattate da Il Mattino – avrebbe rivendicato il rapimento. Ma questo non basta per far luce su una vicenda che oscilla tra la tragedia e la farsa. Dopo mesi forse è giunto il momento di fare chiarezza su un cittadino italiano che si è recato in Turchia nell’aprile del 2016 e che dopo più di un anno si troverebbe rapito in Siria. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino