Nuovo video di Zanotti dalla Siria, ma il suo rapimento resta un giallo

Nuovo video di Zanotti dalla Siria, ma il suo rapimento resta un giallo
«Oggi è il primo maggio, sono Zanotti Sergio, questo è il secondo richiamo che mi lasciano fare». A parlare in un video di 13 secondi con due fucili...

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«Oggi è il primo maggio, sono Zanotti Sergio, questo è il secondo richiamo che mi lasciano fare». A parlare in un video di 13 secondi con due fucili puntati alle spalle è il cittadino italiano che sarebbe stato rapito in Siria oltre un anno fa, ma la storia di quest’uomo della provincia di Brescia resta avvolta dal più fitto mistero. Ieri sera, ancora una volta attraverso Facebook, c'è stato un contatto con il presunto terrorista Abu Jihad, che ha inviato il link di un video postato su Youtube dicendo che tra pochi giorni ne invierà un altro. Il video completo è arrivato nel pomeriggio, un video della durata di 48 secondi, in cui Zanotti riferisce: «Credo sia anche l’ultimo video che mi lasciano registrare, il gruppo che mi tiene prigioniero mi ha detto che il mio governo non ha fatto niente per la mia liberazione. Prego il Papa, il governo, le associazioni di diritti umani, i Paesi arabi, tutti quelli che mi possono aiutare per il mio rilascio».


Il video è stato acquisito dalla Procura di Roma e dal nucleo antiterrorismo del Ros dei carabinieri. Ma nei messaggi il sedicente terrorista Abu Jihad riferisce di essere in contatto con il governo italiano e che se non prenderanno in considerazione le loro richieste tra pochi giorni comparirà «orange and red», due colori, l’arancione come le tuniche dei condannati dall’Isis e rosso come il sangue. Un giro di parole per dire che Zanotti sarà ucciso.

Jihad s'era già fatto vivo lo scorso marzo inviando delle foto che ritraevano il passaporto di Zanotti con una pistola di fianco.
 
Nonostante il succedersi dei video, la Farnesina, il reparto Antiterrorismo dei carabinieri e l’intelligence italiana non confermano se la vicenda di Sergio Zanotti risulti effettivamente un rapimento o, come pure sembrerebbe probabile in assenza di versioni ufficiali, di un millantato sequestro. Da mesi i presunti rapitori di Zanotti inviano video, foto e messaggi alla stampa internazionale: il primo video risale al novembre del 2016, un caso che quindi si protrae da molto, troppo tempo e sul quale è ancora fitto il mistero. Eppure, dopo tutto questo, nessuna fonte istituzionale ha voluto chiarire se Zanotti si trovi effettivamente sotto sequestro. L’unica dichiarazione ufficiale risale ormai allo scorso marzo quando il presidente del Copasir, Giacomo Stucchi, spiegò che Zanotti di sicuro non si troverebbe in Italia e che l’intelligence era al lavoro per le verifiche del caso. Ma intanto sono trascorsi mesi.


Forse è giunto il momento che le autorità preposte spieghino in che modo la stampa debba trattare questa vicenda: come un rapimento oppure, in maniera ridicola, considerare Zanotti alla stregua di Totò che, con la complicità di un Peppino di turno, si ostina a simulare il rapimento da parte della «Banda del Torchio». Nessuno dei gruppi di jihadisti più conosciuti – secondo fonti d’intelligence contattate da Il Mattino – avrebbe rivendicato il rapimento. Ma questo non basta per far luce su una vicenda che oscilla tra la tragedia e la farsa. Dopo mesi forse è giunto il momento di fare chiarezza su un cittadino italiano che si è recato in Turchia nell’aprile del 2016 e che dopo più di un anno si troverebbe rapito in Siria.   Leggi l'articolo completo su
Il Mattino