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«Dio è dalla nostra parte», «Putin e la Russia rappresentano il potere oscuro», «l’Ucraina è il perimetro difensivo del mondo intero».
In una lunga intervista rilasciata a una tv americana, Volodymyr Zelensky è un fiume in piena.
Sicuro di sé, quasi sprezzante, ma grato all’Occidente per le armi e per essersi messo di traverso sul gas e sul petrolio. Anche se, a suo dire, non ancora a sufficienza.
La comunicazione del presidente ucraino è come sempre chiarissima: in gioco non c’è “soltanto” il destino del suo Paese, ma la minaccia si estende a tutte le ex repubbliche sovietiche nonché all’Unione Europea e alla Nato nel loro complesso.
In gioco, insomma, c’è il futuro, c’è la democrazia, c’è la libertà.
In un’America distratta da altre armi e da altri drammi, lèggere col cuore rotto alla voce “Uvalde Texas”, il messaggio fa comunque una certa presa, sia tra i democratici che tra i repubblicani.
Perché le parole di Zelensky, per quanto lui e il suo popolo siano geograficamente distanti, fanno leva sui valori fondanti della stessa società americana.
La solidarietà è grande, mentre dall’altra parte c’è il cattivo tra virgolette perfetto.
«Putin è quasi isolato», scandisce a favore di telecamera, con indosso il suo consueto verde militare.
«Eppure il mondo continua a dargli una possibilità, perché le sanzioni non sono imposte fino in fondo», scuote il capo come a dire “non capisco”, come a voler rimarcare chi ha torto e basta.
Da Kiev, sottolinea infine quanto sia critica la situazione nel resto dell’Ucraina:
«A Sud e a Est è tutto molto difficile. Tra Donetsk e Luhansk, perdiamo 60-100 soldati al giorno e qualcosa come 500 persone ferite durante i combattimenti».
È chiaro che non si può andare avanti così, «ma non ci arrenderemo mai», insiste fiero.
«Possono continuare a buttarci addosso bombe, ma che cosa otterranno?
Niente: siamo il perimetro difensivo del mondo».
Il Mattino