Un grande centro per la ricerca biomedica, Biohub, dove ricercatori e ingegneri delle università della California di Berkeley, San Francisco e Stanford lavoreranno insieme...
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I due coniugi hanno deciso di destinare 3 miliardi, nei prossimi dieci anni, alla ricerca biomedica, e 600 milioni di dollari al Biohub. Un'iniziativa che, come rileva il premio Nobel per la medicina, David Baltimore, nel suo editoriale sulla rivista Science, «avrà un ruolo importante nella ricerca scientifica». I futuri passi in avanti della scienza «si avranno grazie ai contatti tra le diverse discipline - continua Baltimore - una convergenza che richiede la rottura di barriere tra i vari campi. Che è proprio l'obiettivo di Biohub».
Per risolvere alcuni dei maggiori problemi sociali non bisogna focalizzarsi solo sulla ricerca di base, «ma servono risorse adeguate e nuovi approcci», evidenzia Baltimore. La ricerca di base permette agli innovatori di lavorare verso obiettivi ambiziosi. «Ma senza adeguati supporti queste grandi visioni non possono diventare realtà - aggiunge - Anche se i finanziamenti privati non possono essere del livello di quelli del governo, possono aiutare a colmare i buchi e spingere la ricerca a provare nuove direzioni, non finanziate dal governo». Infine, conclude Baltimore, «servono anche nuovi approcci», come il rompere le barriere tra le varie discipline, e il fatto di porre il Biohub vicino alla Silicon Valley sarà un vantaggio. «Chan e Zuckerberg hanno parlato con molti scienziati e filantropi nel mondo - precisa - per capire dove il loro intervento potesse aiutare a fare progressi importanti e hanno avuto il coraggio di pensare in grande».
Il mondo scientifico e filantropico plaude all'iniziativa che, anche se ambiziosa, ha a sua disposizione la «migliore piattaforma per realizzarla, Facebook». L'unico appunto che viene mosso a Mark Zuckerberg e alla moglie Priscilla Chan è ancora una volta sulla struttura della loro fondazione. La Chan Zuckerberg Initiative è una società a responsabilità limitata e questo se da un lato offre una maggiore flessibilità rispetto a una tradizionale associazione di beneficenza, dall'altra parte richiede meno trasparenza finanziaria.
«L'obiettivo di Zuckerberg è estremamente ambizioso ma ha la migliore piattaforma per raggiungerlo, Facebook» afferma Jo Ensor, il direttore di Philantrophy Workshop, con il Financial Times. La struttura societaria della Chan and Zuckerberg Foundation, molto diffusa nella Silicon valley, è pero «poco trasparente - mette in evidenza Ensor -. Pubblicherà gli obiettivi centrati su Facebook e fino a che punto parlerà di cosa è andato male oltre a cosa è andato bene?».
«Il fatto che abbiamo scelto una società a responsabilità limitata concede loro molta flessibilità e ritengo che sia questo motivo ad averli spinti» precisa Fran Perrin, direttore di Indigo Trust. «Mi auguro però che si spingano al di là di quello richiesto in termini di trasparenza e dimostrino cosa stanno facendo» aggiunge Perrin.
Il Mattino