Incarichi ai medici di base non ancora idonei

Incarichi ai medici di base non ancora idonei
La norma sulla semplificazione  prevede la possibilità di assegnazione degli incarichi di medicina generale ai medici che ancora non hanno conseguito...

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La norma sulla semplificazione  prevede la possibilità di assegnazione degli incarichi di medicina generale ai medici che ancora non hanno conseguito l’attestato di idoneità.


Tale idoneità si consegue al termine di un corso di formazione specialistica organizzato dalla Regioni e dalle Aziende Sanitarie Locali a cui debbono partecipare i laureati in medicina e chirurgia già abilitati all’esercizio professionale, ma che ancora non hanno effettuato quel percorso formativo teorico-pratico attestante l’idoneità.

Il mancato conseguimento del necessario diploma di formazione specifica in medicina generale entro il termine previsto dal Corso comporta la cancellazione del laureato in medicina e chirurgia dalla graduatoria regionale e la decadenza dello stesso dall’eventuale incarico assegnato.

L’accelerazione nell’assegnazione degli incarichi è motivata dall’eventuale carenza di medici di base, ma è naturale domandarsi quanto sia corretto assegnare un incarico a qualcuno che poi potrebbe rivelarsi inidoneo a svolgerlo. 

La vicenda peraltro, prende le mosse dalla scelta operata negli anni passati di prevedere il numero chiuso per la Facoltà di Medicina. Sul punto andrebbe  precisato che  l’Università ha in primiscome scopo quello di favorire la conoscenza in predeterminati ambiti culturali ed in branche della scienza, mentre i corsi di specializzazione avrebbero il compito specifico di aprire le porte all’esercizio di una professione o più in generale di un lavoro.

Il Corso di Laurea nell’emancipare le conoscenze di un individuo proietta, in via generale, effetti positivi e di crescita culturale dell’intero tessuto sociale a prescindere dal grado di apprendimento del singolo discente e di una sua eventuale occupazione. Ecco perché ogni limitazione all’accesso di un Corso di laurea  costituirebbe un limite alla conoscenza e sarebbe quindi, da considerarsi nefasto.


Viceversa l’accesso ad un posto di lavoro dovrebbe essere determinato in ragione di una selezione imparziale e meritocratica in grado di individuare il soggetto più competente,  più preparato e più esperto. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino