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Ponte dell’Immacolata all’insegna del caos nei pronto soccorso di Roma e Lazio. «Giornalmente siamo quasi a quota mille persone che aspettano un letto per essere ricoverati nei reparti. Il che vuol dire che gli accessi sono oltre il doppio - fa sapere Giulio Ricciuto, presidente regionale del Simeu, la Società italiana della medicina di emergenza urgenza - Se si supera il tetto dei mille, il sistema dei Dea salta». Influenza, Covid, un numero superiore alle medie stagionali di patologie che si sono incancrenite, perché durante la pandemia non si è fatta prevenzione: risultato, soltanto ieri pomeriggio negli ospedali di Roma e Lazio c’erano 931 persone, in attesa (e da ore) di essere spostati nei reparti di medicina dopo la prima assistenza nei Dea. Maggiore affollamento, nella Capitale, all’Umberto I, al Gemelli, al Pertini, al Sant’Andrea o al San Camillo. Nei casi meno gravi passavano anche 10 ore tra l’accettazione al triage e la prima visita.
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A riempire i pronto soccorso degli ospedali è soprattutto il primo picco dell’influenza di stagione.
TEST A PAGAMENTO
Non c’è soltanto l’influenza a mettere in crisi il sistema dei Dea. Crea, per certi aspetti, più problemi il Covid: ieri a Roma e nel Lazio si sono registrati 2.371 nuovi casi, 1.162 soltanto a Roma, e 786 ricoverati. Numeri meno preoccupanti rispetto ai tempi della pandemia, se non fosse che molti contagiati fanno il test rapido in casa e non comunicano alle Asl le loro condizioni. Oggi, poi, non esiste più una rete di letti dedicata ai pazienti di Coronavirus, con il risultato che diventa più difficile per le direzioni sanitarie degli ospedali trovare dove metterli.
Il binomio Covid-influenza aumenta la pressione anche sugli studi dei medici di base e su quelli dei pediatri, che da gennaio torneranno a far pagare i tamponi ai loro assistiti. «E per noi è uno strumento fondamentale per capire da che cosa sono affetti i nostri pazienti», dice Alberto Chiriatti, vicesegretario regionale del sindacato di categoria Fimmg . Nella Lazio si verificano sempre più casi nei quali le Asl chiedono ai medici di famiglia di prendere in carico più persone, superando il tetto di 1.500: si arriva a 1.800. Antonio Maggi, presidente dell’Ordine dei medici di Roma, chiede alle aziende sanitarie locali di velocizzare «l’affidamento degli incarichi: in poco tempo ci potrebbero essere in servizio almeno 100 sanitari in più». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino