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Da domani l’obbligo di Super Green pass si estenderà anche al personale scolastico. Di conseguenza, gli insegnanti, i bidelli e gli amministrativi non vaccinati rischiano la sospensione dal lavoro e dallo stipendio. Soltanto sul fronte dei docenti, nel Lazio, sarebbero 6.100 quelli che non hanno avuto la prima o la seconda dose, numero che a Roma scende a 4mila.
Il cambio di rotta
Secondo Saverio Pantuso, segretario della Uil del Lazio, «si registra in queste ore un aumento delle vaccinazioni tra gli insegnanti. Non credo che tutti i 6mila cambieranno idea, ma l’obbligo del Super Green pass ha inciso non poco per un cambio di rotta». Aggiunge Patrizia Marina, preside del Sereni: «Poco fa ho ricevuto tre sms di altrettanti prof No-vax dell’Alberghiero di Palidoro che che hanno cambiato idea». E gli altri? «Molti - nota Pantuso - si metteranno in malattia, altri invece accetteranno la sospensione dall’incarico e dallo stipendio, con conservazione del posto di lavoro, come prevede la legge. Creando, però, non poche difficoltà ai presidi per trovare i sostituti. Anche perché siamo quasi a Natale e chi accetta una supplenza per pochi giorni?».
La legge è chiara e non consente scappatoie. Stando alle ultime disposizioni del governo, da domani per entrare a scuola il personale deve essere in possesso di Super Green pass (quindi con le prime due dosi vaccinali e il richiamo se sono passati 180 giorni dalla seconda oppure con l’immunizzazione dopo essere guariti dal Covid). Se qualcuno è sprovvisto della certificazione verde, i presidi scrivono ai lavoratori e gli chiedono di produrre, entro cinque giorni, la documentazione relativa alla vaccinazione, al differimento o all’esenzione: in poche parole, ci sono cinque giorni per prenotare l’inoculazione, che a sua volta va fatta entro 20 giorni. Chi non rispetta queste modalità, si vedrà sospeso dall’incarico e dalla retribuzione, ma non rischia il licenziamento. Non sono esclusi ricorsi, anche se il Tar del Lazio ha ribadito nei mesi scorsi l’obbligo di vaccinazione per i docenti. Nonostante questo, i presidi sono stati già inondati di diffide di avvocati, che chiedono di non sospendere i loro clienti-professori.
Come detto nel Lazio, su quasi 80mila docenti (dei quali 58mila ordinari), circa 6.100 non avrebbero completato il percorso vaccinale.
Spiega Mario Rusconi, presidente laziale dell’Associazione nazionale dei presidi: «Noi non possiamo fare altro che seguire la legge. Il problema è che poi dovremo sostituire i professori con dei supplenti e non sarà facile, soprattutto se insegnano materie scientifiche. Già oggi ci sono ancora un centinaio di cattedre non assegnate, in altre siamo stati costretti a chiamare come sostituti anche dei laureandi». Da quando è iniziata la pandemia, le autorità scolastiche fanno fatica spesso a trovare docenti anche per le cattedre: sia perché molto personale viene dalle regioni limitrofe (come la Campania) e i costi di trasporto sono sempre più alto sia, soprattutto, perché è forte la paura di contagiarsi in un ambito, quello scolastico, dove l’obbligo vaccinale per gli alunni tra i 5 e 11 anni è in vigore soltanto da questa settimana. Intanto nel Lazio crescono i contagi tra i più piccoli: la legge prevede che in una classe scatti la quarantena ogni qualvolta si riscontri un positivo. Attualmente dovrebbero essere oltre 2mila le scolaresche che stanno facendo lezione in didattica a distanza, cioè in presenza.
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Il Mattino