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C'è una foto che ogni estate ha il suo momento social. Tratta da uno studio scientifico, mostra le temperature di strade, case e auto al sole, con e senza la presenza di alberi. Risultato scontato: dove c'è del verde si sta più freschi. Ma in una città che già ai primi caldi perde i suoi ripari, spiegatemi come mai gli alberi sono diventati un problema.
Parlate con le persone e vi diranno di insetti, di pigne, foglie e rami caduti, gente che porta i cani a fare i bisogni. Attenzione signora perché questo va potato e il Comune chissà quando lo fa, se lo fa e come.
Perché abbiamo pini, aceri, lecci, platani che sono belli, utili, chiedono meno manutenzione d'un condizionatore, ma subiscono continue mortificazioni da scarsa e dubbia cura. Penso alla Phytolacca del Vomero imbardata come una mummia, all'Aracuraria del rione Sanità, denudata da una potatura selvaggia. Un fenomeno naturale affascinante, detto "timidezza delle chiome", vuole che gli alberi, nello sviluppare la loro volta di rami e foglie, pur avvicinandosi non si tocchino mai; io sono convinta che, se potessero, gli esemplari napoletani supererebbero questa poetica discrezione e ce ne direbbero tante. Forse così impareremmo a trattarli meglio.
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