La polemica del giorno sui social ha al centro il golf indossato da Ambra Angiolini sul palco del Concertone del Primo Maggio. Un capo griffato dal costo di 350 euro. Edulcorando...
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«Ma le mie mutandine constano pochissimo» ha cercato di difendersi la presentatrice. Ha anche postato l'immagine con tanto di cartellino del prezzo (5 euro), nella speranza di fare una media a dire il vero un po' ardita tra il maglioncino-capitalista e l'intimo proletario. Sembrerebbe la solita storia dei pullover (sempre loro) di cachemire che, socialmente, calzano a pennello se indossati da Sergio Marchionne e cascano male se vestiti da Fausto Bertinotti. E invece, gratta gratta tra i commenti, si scopre da dove sgorga questo astio. Si rivanga nel passato di Ambra, ai tempi di «Non è la Rai». Ecco cosa c'è che non va. Come osa una ex soubrette, già punta di diamante della Fininvest di Berlusconi, salire sul pulpito canoro che fu della sinistra unita? Quasi che il Biscione fosse un marchio a vita, anche per chi, crescendo e resistendo a critiche violente, da ragazzina teleguidata è diventata un'attrice da Nastro d'Argento. Cara Ambra, questo è il Paese che (non solo sui social) diffida dei cambiamenti perché avvezzo ai trasformismi.
federico.monga@ilmattino.it Leggi l'articolo completo su
Il Mattino