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In sei, sotto inchiesta dal 2010 con la pesantissima accusa di pedofilia. Un'ipotesi di reato agghiacciante che pesa ancora come un macigno perché, nonostante siano passati 12 lunghissimi anni dal decreto di perquisizione che inchiodò bidelli e personale amministrativo sul registro degli indagati come «i mostri» della materna di Coperchia organizzatori e partecipi di un giro di violenze ai danni di bimbi della tenerissima età i sei imputati sono ancora in attesa della sentenza di primo grado mentre le presunte vittime di quegli abusi tra un po' raggiungeranno la maggiore età.
Il processo, apertosi dopo 7 anni di indagine, sembra essersi arenato e con esso la vita degli imputati, alcuni dei quali sospesi dal lavoro solo dopo il rinvio a giudizio, avendo continuato a svolgere le proprie mansioni durante i sette anni delle indagini.
Le ultime udienze, celebrate a luglio e ad ottobre, si sono trasformate in meri rinvii per assenza dei testi, in particolare di alcuni dei consulenti di parte civile che, dopo tanti anni, sono stati addirittura cambiati nel corso del dibattimento. Ma c'è di più, perché dagli atti del processo spuntano due istanze difensive; i legali degli imputati chiedono di visionare il dvd dell'incidente probatorio: i video e gli audio con la testimonianza dei bambini ascoltati durante il corso dell'incidente probatorio svoltosi a circa due anni di distanza dai presunti abusi.
Inizialmente sul registro degli indagati erano finite 11 persone tra bidelli, docenti e personale amministrativo. Dopo l'arresto nel maggio 2010 di Antonio A., bidello della materna, scarcerato però dopo soli 19 giorni dal Riesame, nel 2015 arrivarono le prime archiviazioni firmate dal Gip del tribunale di Salerno Elisabetta Boccassini. L'anno dopo, il rinvio a giudizio firmato dal gup Donatella Mancini: a processo finirono i due bidelli della materna A.A., 52 anni, e A.G. assistiti dagli avvocati Michele Sarno e Domenico Fasano; i due addetti alle pulizie L. D. e A.R. difesi dagli avvocati Gerardo Di Filippo e Cataldo Intrieri; l'impiegato amministrativo P.A. e l'insegnante C.E. difesa dall'avvocato Roberto Lanzi. Tutti, ad esclusione della maestra, sono accusati di violenza sessuale di gruppo e di pedopornografia per aver costretto i bambini, della tenerissima età, a subire vere e proprie violenze confermate dai piccoli nel corso dell'incidente probatorio quando i minori ricostruirono l'inferno degli abusi. Gli stupri si sarebbero consumati nella stanza dei giochi o nel bagno dove i piccoli sarebbero stati sottoposti a violenze sessuali anali e orali.
Diversa la posizione della maestra accusata di avere omesso il controllo sugli allievi a lei affidati accompagnandoli in altre aule e lasciandoli senza vigilanza permettendo così il consumarsi delle violenze ai loro danni. Gli imputati, dal loro canto, si sono sempre professati innocenti: nel corso dei quattro mesi di intercettazioni ambientali e dall'analisi dei computer sequestrati all'epoca, non sarebbe emerso alcun elemento documentale atto a suffragare la tesi della Procura che si fonda unicamente sulle dichiarazioni dei minori rese nel corso dell'incidente probatorio e «cristallizzate» in quel cd di cui ora i legali chiedono l'acquisizione.
Il Mattino