Accusato di abusi sulla nipote, assolto dai giudici dopo 11 anni

Accusato di abusi sulla nipote, assolto dai giudici dopo 11 anni
Finì in manette nel luglio 2010 con la pesantissima accusa di violenza sessuale aggravata, anche di gruppo, ai danni della nipotina, una bimba di soli 4 anni e di...

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Finì in manette nel luglio 2010 con la pesantissima accusa di violenza sessuale aggravata, anche di gruppo, ai danni della nipotina, una bimba di soli 4 anni e di un’altra bambina. Sotto processo per undici anni, è stato finalmente assolto all’esito di un lungo ed estenuante procedimento giudiziario. È la fine di un incubo per G.S., 52 anni, residente nella zona orientale della città di Salerno, trascinato in un’aula di tribunale unicamente dalle dichiarazioni rese dalla piccola nell’aprile 2010 alle operatrici del servizio Not dell’Asl e mai più confermate dalla minore nei successivi interrogatori. La sentenza a carico dell’imputato, assistito dall’avvocato Alberto Surmonte, è stata pronunciata dal collegio della prima sezione penale del tribunale di Salerno (presidente Domenico Diograzia, giudici a latere Viviana Centola e Giuseppe Bosone) dopo che lo stesso pubblico ministero, all’esito della requisitoria, aveva chiesto l’assoluzione a carico del 52enne. 



Per i giudici, che in una ventina di pagine hanno motivato il verdetto, il fatto non sussiste e le accuse sono unicamente il frutto «di una scorretta metodologia utilizzata nel primo colloquio» quando alla bambina sarebbero state poste da parte degli operatori del Not «domande fortemente suggestive già includenti la risposta attesa». Come illustrato dai giudici nella motivazione della sentenza appena depositata, già in sede di interrogatorio probatorio la piccola, rappresentata dal curatore speciale Anna Lisa Buonadonna e interrogata dal gip alla presenza della psicologa, aveva fornito una versione dei fatti completamente diversa da quella resa in precedenza davanti agli operatori del not non facendo alcun riferimento a presunte violenze di natura sessuale. Gli abusi furono esclusi anche dal perito che, all’esito dell’esame psicodiagnostico, concluse affermando che «non erano emersi sintomi a carico della bambina tali da portare a ritenere che la stessa avesse subito un trauma di natura sessuale non manifestando neanche comportamenti riconducibili all’abuso». L’esame reso precedentemente dalla minore sarebbe stato viziato «dalle modalità di conduzione del colloquio non rispondente ai corretti criteri operativi». «Alla piccola – concludono i giudici – sarebbero cioè state rivolte domande ampiamente suggestive, tali appunto da indirizzare la risposta all’interroganda che l’avrebbe indovinata mossa dal desiderio di compiacere l’interlocutore». 



Per capire come nasce l’inchiesta che per ben undici anni ha tenuto sotto scacco il 52enne salernitano con accuse pesantissime, occorre fare un passo indietro. È il 2009 quando nell’ambito di un progetto finanziato dalla Regione al fine di supportare nuclei familiari in difficoltà, il faro dei servizi sociali si accende su una famiglia salernitana che vive in condizioni estremamente disagiate. L’attenzione degli operatori si concentra subito sulla bambina della coppia che, all’epoca, ha solo 4 anni e sul suo atteggiamento reticente nei confronti dello zio materno che vive con i nonni. Il passo che conduce alla denuncia è brevissimo e nel luglio 2010 per l’uomo si spalancano le porte del carcere. Pesantissime le accuse formulate a suo carico. I presunti abusi si sarebbero consumati all’interno di un appartamento del rione Pastena dove la bambina trascorreva tutti i fine settimana a causa delle carenti condizioni igienico-sanitarie esistenti presso l’abitazione dei genitori. Teatro dei perversi giochi erotici sarebbe stata la cameretta, dotata di due letti a castello. Lì la piccola, che dormiva con lo zio, sarebbe stata svegliata nel cuore della notte e sottoposta alle insane voglie dell’uomo. Fu proprio la bimba a confidare alle assistenti sociali dell’esistenza di un “segreto brutto” relativo a dei “giochi brutti” che con lei faceva suo zio, fratello della madre.

 

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Il Mattino