Salerno, Fonderie Pisano: Napoli scagionato dalle accuse di «contegno omissivo»

Il verdetto del gip dopo due anni di indagini della procura di Salerno: accusa infondata

Uno dei forni delle Fonderie Pisano
«La notizia di reato è da considerarsi infondata». Gli elementi acquisiti nel corso delle indagini preliminari, infatti, non consentono di formulare «una...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA FLASH
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

«La notizia di reato è da considerarsi infondata». Gli elementi acquisiti nel corso delle indagini preliminari, infatti, non consentono di formulare «una ragionevole previsione di condanna». Il giudice per le indagini preliminari accoglie la richiesta del pubblico ministero e archivia il procedimento aperto nei confronti del sindaco di Salerno, Enzo Napoli, per omissione di atti d’ufficio, articolo 328 del codice penale, riguardo alla mancata chiusura delle Fonderie Pisano. 


L’ITER
Con questa accusa, a settembre 2021, l’associazione Salute e vita aveva depositato un esposto alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Salerno. Il leader del movimento, Lorenzo Forte, accusava il sindaco di un «contegno omissivo» per via della «mancata assunzione, protratta nel tempo, di qualunque iniziativa atta a imporre il contenimento delle emissioni nocive per la salute dei cittadini» a seguito della pubblicazione dello studio Spes. Ai fini dell’archiviazione, un ruolo rilevante lo ha avuto l’istituzione del tavolo tecnico sulle Fonderie Pisano. Avrebbe dovuto il primo cittadino di Salerno chiudere la fabbrica di Fratte? È a questa domanda che ha risposto, attraverso due anni di indagini, la Procura della Repubblica di Salerno. Innanzitutto, dalle indagini non sono emerse prove «della effettiva e materiale ricezione» da parte del sindaco delle diffide dell’associazione. Tuttavia, essendo venuto a conoscenza delle stesse diffide, Napoli «ebbe ad attivare il cosiddetto tavolo tecnico specificamente dedicato alle Fonderie Pisano – si legge nella richiesta di archiviazione - alle cui sedute partecipavano anche organi tecnici investiti, in particolare, della questione relativa alla individuazione dello stabilimento delle Fonderie Pisano quale possibile fonte di inquinamento e pericolo per la salute dei cittadini, nonché di eventuali correlazioni con gravi patologie manifestatesi, in particolare, nel territorio della Valle dell’Irno».

Il tavolo tecnico pensato e istituito dal presidente della commissione consiliare Ambiente, Arturo Iannelli, va dunque in soccorso del sindaco. In sostanza, l’istituzione del tavolo tecnico al Comune di Salerno e la stessa partecipazione del sindaco allo stesso tavolo non avrebbero consentito di provare, in un eventuale dibattimento, «la condotta di rifiuto di adottare atti di ufficio, ovvero l’elemento psicologico del reato». Il tavolo, insomma, dimostrerebbe l’attenzione e l’impegno del primo cittadino rispetto alla questione relativa alle Pisano. La richiesta di archiviazione accoglie anche le memorie difensive di Enzo Napoli, difeso dall’avvocato Cecchino Cacciatore. In particolare, le motivazioni delle sentenze del Tar e del Consiglio di Stato sulla questione della rinnovata Autorizzazione integrata ambientale ottenuta dall’opificio di Fratte. I giudici amministrativi, tanto in primo quanto in secondo grado, avevano rigettato la richiesta di revoca dell’Aia concessa alle Fonderie Pisano dalla Regione Campania ad aprile 2020. 


I PRECEDENTI
L’archiviazione attenuta da Napoli non è la prima riguardo allo stabilimento di via dei Greci. Il sindaco di Salerno era già stato investito in passato di una questione simile, in ordine sempre alla possibilità di chiudere le Fonderie Pisano a fronte di una denuncia di presunte immissioni nocive.

La richiesta di archiviazione, nel primo caso, arrivò per Napoli a febbraio 2021. All’epoca, però, i risultati dello studio Spes non erano noti. Né era stata stilata la perizia di Francesco Forastiere e Annibale Biggeri, redatta su richiesta del gip Scermino nell’ambito dell’incidente probatorio nell’inchiesta sul possibile nesso causale tra le emissioni delle Pisano e le malattie tumorali nella Valle dell’Irno. Elementi, questi ultimi, che hanno probabilmente allungato i tempi di indagine e fatto arrivare l’archiviazione dopo due anni.

Leggi l'articolo completo su
Il Mattino