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«La notizia di reato è da considerarsi infondata». Gli elementi acquisiti nel corso delle indagini preliminari, infatti, non consentono di formulare «una ragionevole previsione di condanna». Il giudice per le indagini preliminari accoglie la richiesta del pubblico ministero e archivia il procedimento aperto nei confronti del sindaco di Salerno, Enzo Napoli, per omissione di atti d’ufficio, articolo 328 del codice penale, riguardo alla mancata chiusura delle Fonderie Pisano.
L’ITER
Con questa accusa, a settembre 2021, l’associazione Salute e vita aveva depositato un esposto alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Salerno. Il leader del movimento, Lorenzo Forte, accusava il sindaco di un «contegno omissivo» per via della «mancata assunzione, protratta nel tempo, di qualunque iniziativa atta a imporre il contenimento delle emissioni nocive per la salute dei cittadini» a seguito della pubblicazione dello studio Spes. Ai fini dell’archiviazione, un ruolo rilevante lo ha avuto l’istituzione del tavolo tecnico sulle Fonderie Pisano. Avrebbe dovuto il primo cittadino di Salerno chiudere la fabbrica di Fratte? È a questa domanda che ha risposto, attraverso due anni di indagini, la Procura della Repubblica di Salerno. Innanzitutto, dalle indagini non sono emerse prove «della effettiva e materiale ricezione» da parte del sindaco delle diffide dell’associazione.
Il tavolo tecnico pensato e istituito dal presidente della commissione consiliare Ambiente, Arturo Iannelli, va dunque in soccorso del sindaco. In sostanza, l’istituzione del tavolo tecnico al Comune di Salerno e la stessa partecipazione del sindaco allo stesso tavolo non avrebbero consentito di provare, in un eventuale dibattimento, «la condotta di rifiuto di adottare atti di ufficio, ovvero l’elemento psicologico del reato». Il tavolo, insomma, dimostrerebbe l’attenzione e l’impegno del primo cittadino rispetto alla questione relativa alle Pisano. La richiesta di archiviazione accoglie anche le memorie difensive di Enzo Napoli, difeso dall’avvocato Cecchino Cacciatore. In particolare, le motivazioni delle sentenze del Tar e del Consiglio di Stato sulla questione della rinnovata Autorizzazione integrata ambientale ottenuta dall’opificio di Fratte. I giudici amministrativi, tanto in primo quanto in secondo grado, avevano rigettato la richiesta di revoca dell’Aia concessa alle Fonderie Pisano dalla Regione Campania ad aprile 2020.
I PRECEDENTI
L’archiviazione attenuta da Napoli non è la prima riguardo allo stabilimento di via dei Greci. Il sindaco di Salerno era già stato investito in passato di una questione simile, in ordine sempre alla possibilità di chiudere le Fonderie Pisano a fronte di una denuncia di presunte immissioni nocive.
La richiesta di archiviazione, nel primo caso, arrivò per Napoli a febbraio 2021. All’epoca, però, i risultati dello studio Spes non erano noti. Né era stata stilata la perizia di Francesco Forastiere e Annibale Biggeri, redatta su richiesta del gip Scermino nell’ambito dell’incidente probatorio nell’inchiesta sul possibile nesso causale tra le emissioni delle Pisano e le malattie tumorali nella Valle dell’Irno. Elementi, questi ultimi, che hanno probabilmente allungato i tempi di indagine e fatto arrivare l’archiviazione dopo due anni.
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