Dall’inferno degli abusi, consumati e lanciati in rete, alla speranza di una vita normale. Stanno provando a superare il trauma delle raccapriccianti violenze subite, i tre...
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Ognuno dei tre, si legge nella consulenza dei periti, intervenuti su disposizione del tribunale per i minori, «reca tracce indelebili della violenza subita» ma tutti stanno lentamente ricominciando a vivere. Nella motivazione della sentenza, depositata in cancelleria alcuni giorni fa, con cui i giudici della prima sezione penale (Presidente Cristina De Luca, a latere Troisi e Celotto) hanno condannato tutti i protagonisti delle violenze a pene comprese tra i 18 ed i 10 anni, è ricostruito il contesto di estremo degrado morale e sociale in cui è maturata la vicenda consumatasi per anni nel cuore della città, in un appartamento di via Benedetto Croce, nell’indifferenza del perbenismo borghese dove molti sanno ma fanno finta di non vedere. Lì abitavano i tre fratellini: il padre, disoccupato, racimolava spiccioli “vendendo” i suoi bambini ai suoi amici e mettendo in rete le violenze filmate; la madre, tutto il giorno fuori, si arrangiava facendo le pulizie ma, spesso, era costretta a dormire in strada sulle panchine perché il marito, l’aveva cacciata dal “tetto coniugale” per fare entrare il suo compagno. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino