Addio ad Alessia e ai suoi 13 anni tenuti in vita da un respiratore

Nino Aurucci, papà di Alessia, la 13enne morta ieri al Santobono
«Quest’oggi alle 14 all’ospedale Santobono di Napoli, si è spenta la giovane vita di Alessia Aurucci, nostra piccola concittadina malata di atrofia...

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«Quest’oggi alle 14 all’ospedale Santobono di Napoli, si è spenta la giovane vita di Alessia Aurucci, nostra piccola concittadina malata di atrofia muscolare spinale». Con queste parole si apre il post social di Nunzio Carpentieri, sindaco di Sant’Egidio del Monte Albino, che ha annunciato la morte della piccola Alessia Aurucci, ragazzina di poco più di 13 anni affetta da atrofia muscolare spinale.


La patologia, meglio conosciuta come Sma, aveva colpito la piccola Alessia sei mesi dopo la nascita, caratterizzando in maniera fatale tutta la sua vita e quella dei suoi genitori. La ragazzina, infatti, è stata costretta a vivere a letto con un respiratore e con un alimentatore elettronico fino all’ora di pranzo di ieri, quando le sue sofferenze sono terminate. Non si può dire lo stesso per il dolore dei suoi familiari, e in particolare di Nino, padre combattivo che non si è mai arreso dinanzi ai pesanti sacrifici economici e agli ostacoli burocratici pur di far continuare a vivere la propria figlia. Nino Aurucci, disoccupato da diversi anni, ha sempre provato a guadagnarsi da vivere facendo dei piccoli lavori da giardiniere con un guadagno instabile e precario che, soprattutto d’inverno, risente anche delle avverse condizioni meteorologiche.

Per assicurare le cure quotidiane necessarie per la piccola Alessia, Nino ha affrontato spesso le lentezze degli uffici sanitari regionali per ricevere i contributi necessari a garantire l’assistenza per la patologia della figlia. L’intera comunità dell’Agro nocerino sarnese, con in prima fila i comuni di Sant’Egidio e di Pagani, si è stretta attorno alla famiglia Aurucci per contribuire alle cure della piccola Alessia. 

Nel 2014 la famiglia subì anche il furto del gruppo elettrogeno che consentiva la continuità delle cure all’allora bambina. Un furto che fece scalpore, scatenando un’autentica gara di solidarietà per garantire il diritto alla vita della sfortunata bambina.  Leggi l'articolo completo su
Il Mattino