Ambientalista morto, processo per tre medici: diagnosi sbagliata

Ambientalista morto, processo per tre medici: diagnosi sbagliata
NOCERA INFERIORE - La morte di Paolo Fabbricatore, 52enne ambientalista e rappresentante dell’associazione «Montagna Amica», sarà chiarita in un processo....

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NOCERA INFERIORE - La morte di Paolo Fabbricatore, 52enne ambientalista e rappresentante dell’associazione «Montagna Amica», sarà chiarita in un processo. Così ha deciso il gup Paolo Valiante, che ieri ha rinviato a giudizio tre medici dell’Umberto I con l’accusa di omicidio colposo. Tutti in servizio all’ospedale di Nocera Inferiore: due al pronto soccorso e uno addetto al reparto di Neurologia. Sono di Nocera Inferiore, Scafati e Sant’Egidio del Monte Albino. Il processo comincerà il prossimo 6 febbraio, in composizione monocratica. Al momento, dunque, regge la tesi della procura che accusa i tre camici bianchi della morte di Fabbricatore, perché colpevoli di aver sottovalutato i sintomi e di non aver eseguito la diagnosi corretta.


L’uomo morì il 7 aprile del 2015, dopo una doppia visita in ospedale che effettuò il 26 e il 27 marzo dello stesso anno. Poco prima di giungere in pronto soccorso, stava praticando yoga, hobby che coltivava con passione, quando cominciò a sentirsi male. Riscontrò un dolore alla mano, poi l’assenza totale di forza. All’epoca delle indagini, secondo una consulenza medica disposta dalla procura, quello rappresentò il segnale di una patologia neurologica grave. Il giorno che Fabbricatore giunse in pronto soccorso, i medici gli consigliarono di presentarsi in reparto il giorno dopo, presso l’ambulatorio di Neurologia. Tuttavia, tra la notte del 26 e 27, le condizioni del 52enne si aggravarono. Fu colto da giramenti di testa, svenimenti e persino disturbo della parola. Ricoverato nel reparto di Neurologia, un altro medico - il terzo - non avrebbe proceduto nelle cure secondo corretta diagnosi. E cioè, quella riconducibile ad una terapia trombolitica, «cagionandone così il decesso». La morte sopraggiunse dopo diversi giorni, a causa - secondo l’ipotesi della procura - di un’assistenza e relativa cura non giudicata adeguata. Furono i familiari a sporgere denuncia. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino