Ribaltone in Appello: a Cava de' Tirreni c'era un patto politico-mafioso

Ribaltone in Appello: a Cava de' Tirreni c'era un patto politico-mafioso
A Cava de’ Tirreni esisteva un gruppo criminale di natura camorristica, con a capo Dante Zullo, che sarebbe sceso anche a patti con la politica. I giudici della Corte...

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A Cava de’ Tirreni esisteva un gruppo criminale di natura camorristica, con a capo Dante Zullo, che sarebbe sceso anche a patti con la politica. I giudici della Corte d’Appello hanno ribaltato la sentenza di primo grado del tribunale di Nocera Inferiore, riconoscendo l’esistenza dei reati di associazione di stampo camorristico e scambio elettorale politico-mafioso. Accogliendo, di fatto, la richiesta della Procura generale. Tra le condanne c’è anche quella decisa per l’ex vicesindaco di Cava, Enrico Polichetti, giudicato colpevole a 5 anni di carcere per l’accusa di scambio elettorale politico-mafioso. In secondo grado ha retto, stavolta, il teorema dell’accusa, che contestava al politico di aver beneficiato di un aiuto - in termini di voti - durante le elezioni del 2015 grazie al supporto del «clan» riconducibile a Dante Zullo.



Difeso dal legale Marco Salerno, Polichetti è stato invece assolto dall’accusa di abuso d’ufficio. Le condanne sono aumentate per buona parte degli 11 imputati, con il «boss» Dante Zullo giudicato colpevole a 24 anni e 10 mesi di carcere, mentre 10 anni e 15 anni e 6 mesi sono le pene decise per i figli Vincenzo e Geraldine. È stato invece assolto anche in secondo grado, così come per il primo, il funzionario del comune di Cava, Angelo Trapanese, difeso dal legale Agostino De Caro. Le motivazioni della condanna, che illustreranno il ragionamento dei giudici, specie sull’aver riconosciuto i reati di camorra, saranno depositate entro settanta giorni. Le difese, tutte, annunciano un prossimo ricorso in Cassazione.

Sullo sfondo c’è la maxi inchiesta condotta dalla Dda di Salerno, dietro coordinamento del Procuratore capo Giuseppe Borrelli, sul gruppo Zullo, le cui attività criminali furono illustrate dal collaboratore di giustizia Giovanni Sorrentino. Quest’ultimo aveva di fatto fornito un supporto all’indagine dell’Antimafia, raccontando i suoi rapporti con il «boss», con capi d’imputazione formulati successivamente dalla Dda per i reati di intestazione fittizia di beni, estorsione, usura, spaccio di droga e poi scambio elettorale politico mafioso. Il pentito parlò anche dei movimenti di alcuni uomini del «clan» in favore di Polichetti, durante il periodo delle elezioni, con una presunta festa fatta infine nella scuderia di Zullo.

In primo grado, Sorrentino non fu ritenuto attendibile. Nel mirino degli inquirenti finì anche «La Festa della Pizza». Il resto delle condanne: assoluzione per Laila Kabil, 14 anni per Vincenzo Porpora, 10 anni e 2 mesi per Carmela Lamberti, 10 anni e 4 mesi per Carlo Lamberti, 10 anni e 6 mesi per Antonio Di Marino, 14 anni per Antonio Santoriello, 6 anni e 6 mesi per Domenico Caputano e 3 anni e 7 mesi per Mario Caputano. Nel collegio difensivo i legali Teresa Sorrentino, Giovanni Pentangelo, Arturo Della Monica, Antonio Rizzo e Mario Secondino.

 

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Il Mattino