Ha affermato di essere dovuto intervenire personalmente per difendere il compagno di classe dalle percosse infertegli dal bullo durante un’ora di lezione e senza che le...
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Ascoltati in modalità protetta e alla presenza di uno psicologo, alcuni dei compagni di classe dei tre bambini vittime di bullismo, hanno confermato il clima di terrore che si viveva a scuola. Agli atti depositati nel fascicolo dal pubblico ministero Roberto Penna, titolare dell’inchiesta, c’è anche una conversazione intercorsa tra il padre di uno dei due baby bulli, l’ex dirigente della scuola primaria e alcune maestre della classe frequentata da vittima e aggressori. Nel corso dell’incontro, tenutosi nel dicembre 2017 e sollecitato dall’ex dirigente per tentare di trovare una soluzione, il padre del baby bullo, attualmente indagato per non aver impedito le violenze messe in atto dal ragazzo in particolare nei confronti di un bambino, figlio di un agente appartenente alla polizia di Stato, ha ammesso di aver innescato nell’adolescente un comportamento di ostilità nei confronti delle forze dell’ordine.
L’indagato ha riferito di lavorare nel mondo delle spedizioni e di avere avuto per questo sempre problemi con le forze dell’ordine. Di qui, il suo astio verso gli uomini in divisa, astio concretizzatosi attraverso atteggiamenti prevaricatori, mutuati quindi dal figlio. Oltre al padre del ragazzino, risultano indagati l’ex dirigente scolastica della scuola primaria e quattro maestre. Per dirigente e docenti le accuse sono di maltrattamenti mediante condotte omissive; lesioni personali aggravate è invece l’ipotesi di reato che pende sul capo del padre del baby bullo. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino