«Non è un papà buono, non è un papà da rispettare: mi maltrattava sempre, mi buttava a terra quando stavo nel passeggino, si ubriacava, mi...
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Sono state proprio le «chiare ed inequivocabili» dichiarazioni del minore, ritenute da giudici «spontanee e prive di condizionamenti esterni», ad avere il peso decisivo nell’ambito del procedimento di adottabilità. Lungo e complesso, l’iter che ha definitivamente troncato ogni legame tra il piccolo e la sua famiglia d’origine si è snodato per 6 anni nel corso dei quali se la madre biologica, dichiarata decaduta dalla responsabilità genitoriale nell’aprile 2016, si è completamente disinteressata facendo perdere le tracce, non così è stato per il padre che ha invece cercato in tutti i modi di riottenere con sé il bambino tentando di opporsi anche al cambio del cognome riconosciutogli invece dai giudici attraverso l’adozione cosiddetta «legittimante» che, come si legge nel provvedimento «a differenza di altre forme più «miti» di adozione suggerite dal padre biologico, fa acquisire al minore lo «status» di figlio degli adottanti, dei quali il bambino prende anche il cognome, perdendo ogni rapporto di carattere giuridico con la famiglia d’origine». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino