Coppola versus Coppola, quando l’italianità diventa brand. Gennaro Eugenio Coppola ha solo 26 anni ma tante idee imprenditoriali che lo stanno lanciando nel panorama...
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Quando il 3 ottobre scorso si è visto recapitare una notizia di opposizione dallo studio legale Jeffrey Parker quasi non credeva a ciò che leggeva: era un invito, neanche tanto garbato, a ritirare i prodotti di classe 33 che, in base alla classificazione di Nizza, consisterebbero in bevande. Vino, per l’esattezza di produzione italiana. E questo perché il brand scelto dal giovane imprenditore battipagliese recherebbe pregiudizio ad un altro brand, quello di The family Coppola la società di famiglia del registra Francis Ford Coppola che gestisce resort e ristoranti di lusso dove vengono utilizzati prodotti italiani di produzione californiana. Come vini, ma anche pomodori e altre verdure. Le stesse che fanno parte del paniere made in Italy che lui intende esportare. Ma, ricevere una lettera dallo studio Parker, quello che cura anche i profili giuridici di facebook, instagram e MacDonald, fa sempre un certo effetto. Come fa un certo effetto sapere di essere in «contrapposizione» con un regista da Oscar.
«È stata una sorpresa - spiega Gennaro Eugenio Coppola - ma non mi sono impressionato. Anzi. Mi sono subito dato da fare per studiare la normativa e vedere il loro brand quali attivitò rappresenta ma, proprio mentre preparavo la documentazione necessaria, mi è arrivata anche una lettera dell’amministratore della The family Coppola che mi ha lasciato ancora più interdetto». In pratica nella seconda missiva, datata 3 novembre, al giovane imprenditore battipagliese veniva ribadito che aveva dieci giorni di tempo per eliminare il brand dal mercato anche perché, vista l’esistenza di un marchio «uguale» gli veniva impedita la commercializzazione negli Stati Uniti. E non solo. Come motivazione di tutto ciò, veniva spiegato che «le ancestrali radici del sud Italia del regista non possono essere utilizzata per far cadere in errore la clientela» chiedendo al giovane Coppola un «maggior rispetto per la tradizione». «Frasi a mio avviso senza alcun fondamento - spiega ancora l’imprenditore - mi viene da sorridere. Il mio nome è Coppola, sono italiano, anzi... di Battipaglia, ho sessanta produttori che aderiscono al mio progetto e che vendono alimenti di nicchia italiana, prodotti cioè nel mio Paese, e mi viene chiesto da un regista americano di non utilizzare il mio cognome perché lui, che ha solo origini italiane, deve vendere prodotti italiani? Onestamente tutto ciò mi sembra assurdo, pertanto andrò avanti e finiremo in causa».
Il giovane imprenditore, ancor prima della scadenza dei dieci giorni di tempo che gli sono stati dati dalla The family Coppola per ritirare il proprio brand, è stato anche denunciato dalla Intellectual Property Office (Ipo) con sede a Londra. Ora rischia la sospensione della propria attività ma lui è deciso a dimostrare la propria correttezza e anche il diritto ad esportare il «vero» made in Italy nel mondo. La sua società, difatti, vanta un partner francese e uno di Dubai che sono pronti a rilanciare il marchio in tutti i Paesi emergenti.
«Comprendo - dice ancora - che mi sto relazionando un con grande regista ma questo brand è diverso graficamente dal suo. E poi... cosa ci posso fare se mi chiamo Gennaro Eugenio Coppola? In fondo questo è un cognome tipico del sud Italia dove io sono nato e ho la mia famiglia».
La battaglia legale, dunque, è solo all’inizio. E bisogna vedere quella che sarà la sua evoluzione. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino