Bomba al negozio di «lady pusher», le piste: debito non pagato o motivi passionali

Bomba al negozio di «lady pusher», le piste: debito non pagato o motivi passionali
Un boato nella notte rompe il silenzio. Una bomba carta fatta esplodere davanti al negozio di abbigliamento per bambini “Annabel”, in via Martiri d’Ungheria a...

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Un boato nella notte rompe il silenzio. Una bomba carta fatta esplodere davanti al negozio di abbigliamento per bambini “Annabel”, in via Martiri d’Ungheria a Scafati. Indagini in corso. A lavoro i carabinieri della tenenza locale, coordinati dal tenente Gennaro Vitolo e supportati dai colleghi del reparto territoriale di Nocera Inferiore, agli ordini del tenente colonnello Rosario Di Gangi. L’ordigno è stato piazzato davanti all’ingresso del negozio. L’esplosione è stata fortissima, avvertita anche a diversi chilometri di distanza. Danni alle serrande e alle vetrine esterne. 


Non si escludono ipotesi, ma il lavoro degli investigatori parte da un elemento certo e determinante: la figlia della titolare del negozio è una persona molto nota alle forze dell’ordine, tale Teresa Cannavacciulo, 31 anni, conosciuta come “lady pusher”, finita in manette più volte per droga. L’ultima, solo due mesi fa. Furono i carabinieri di Pompei ad arrestarla agli inizi di febbraio, dopo aver fatto irruzione nel suo appartamento dove furono rinvenuti e sequestrati 38 grammi di cocaina (tipo crack) già confezionata in dosi, denaro di piccolo taglio e un bilancino di precisione. I militari non hanno dubbi che l’attentato fosse indirizzato proprio a lei. Non si esclude una ritorsione per un debito non pagato o un dispetto per questioni sentimentali. La stessa “lady pusher” aveva subito già nel 2016 un attentato dello stesso tipo. Anche allora fu piazzata una bomba carta davanti ad un bar che la donna gestiva, in via Pasquale Vitiello. Gli uomini dell’Arma hanno acquisito diversi filmati registrati dalle telecamere di altri esercizi commerciali della zona, che potrebbero fornire indicazioni importanti sui responsabili.  Leggi l'articolo completo su
Il Mattino