Cadde dalla barella e morì: archiviazione per i nove medici indagati

Cadde dalla barella e morì: archiviazione per i nove medici indagati
Cadde dalla barella, dove era rimasto per tre giorni perchè mancavano posti letto per il ricovero. Il grave trauma cranico che riportò gli risultò fatale, con...

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Cadde dalla barella, dove era rimasto per tre giorni perchè mancavano posti letto per il ricovero. Il grave trauma cranico che riportò gli risultò fatale, con il decesso sopraggiunto poi, ma secondo la Procura di Nocera Inferiore non vi sono responsabilità per i medici indagati. Al punto da chiedere per tutti l’archiviazione. La famiglia però si è opposta con una memoria, pretendendo nuove indagini. Sullo sfondo c’è la morte di Antonio Lamberti, 76enne di Roccapiemonte, ricoverato al Fucito di Mercato San Severino il 28 dicembre scorso, poi deceduto il 1 gennaio al Ruggi di Salerno. Al termine delle indagini, il pm ritiene che non vi siano responsabilità per i 9 medici iscritti nel registro degli indagati per omicidio colposo: «Non emergono elementi utili a dare riscontro ai fatti denunciati dai familiari del Lamberti - si legge nella richiesta di archiviazione - in quanto dalla lettura del referto medico emerge che il paziente si alza dal lettino senza avvisare il personale sanitario, sebbene fosse stato istruito in tal senso, e che sopraggiungeva, poi, un episodio sincopale con successiva caduta al suolo». Del tutto differente l’opinione dei familiari, che attraverso i legali Gianfranco Ferraioli e Paolo De Maio, hanno presentato una lunga memoria difensiva. A riguardo, viene specificato che il paziente era soggetto «non deambulante», dunque incapace di camminare, per poi aggiungere che «in primo luogo lascia completamente esterrefatti la mancanza assoluta di indagini. È stata semplicemente disposta la consulenza, senza disporre alcun accertamento, alcuna sommaria informazione testimoniale e senza cercare di recuperare le immagini, sebbene sovrascritte». 

La consulenza della Procura spiega che il trauma cranico dovuto alla caduta fu conseguenza di un’insufficienza cardiorespiratoria che condusse alla morte il paziente. Ciò che chiede la famiglia - e sulla quale potrebbe decidere il gip in una camera di consiglio - sono nuove indagini, come fotografare i luoghi dove avvenne la caduta presunta del paziente, su di una barella che a loro dire era sprovvista di dispositivi di protezione. Di verificare, inoltre, se il «Piano anticaduta» fosse stato attuato «al di là del semplice recepimento»; verificare il numero di pazienti presenti in quei tre giorni, acquisire le immagini al giorno in cui «è avvenuta la caduta» mediante una consulenza tecnica, sentire gli operatori presenti il giorno che il 76enne si ferì alla testa, dimostrando inoltre «da dove fosse emersa la notizia della caduta del signor Lamberti non direttamente dalla barella, ma a seguito del presunto ma indimostrato tentativo di alzarsi per espletare funzioni fisiologiche».

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Il Mattino